La storia di Rama e Sita e delle prove dolorose che essi dovettero affrontare per raggiungere la piena maturazione e uno stato di realizzazione e felicità ci affascina proprio per essere un’eco fedele della vita umana, delle scelte a volte difficili che dobbiamo fare e di quanto questa capacità sia di aiuto nel percorso della vita.
Il tema dell’esilio si ripresenta qui, come nel Mahabharata, come un periodo a volte lungo della vita in cui necessariamente ci si perde nella foresta delle proprie rappresentazioni inconsce e dei propri demoni interiori e questo non necessariamente per propria colpa o volontà, ma per una serie concatenata di eventi. Forze alleate, profondamente benefiche, aiutano l’eroe o l’eroina lungo il cammino, materializzandosi come amici fedeli e coraggiosi, forza d’animo o improvvise rivelazioni.
I personaggi che qui si muovono e agiscono sono umani nelle loro emozioni spesso contrastanti, hanno momenti di sconforto, perdono la fiducia ma poi si risollevano e ritornano a combattere. La battaglia che da sempre si compie tra forze benefiche e demoniache ha lo scopo di temprare il carattere, eliminare il superfluo e rendere determinati alla vittoria. Un lungo, doloroso itinerario di formazione attende chi vuole conquistare il proprio animo e rendere manifesta la propria parte divina; per fare emergere la propria regalità si deve prima rinunciare a tutto, divenire asceti, dominare le proprie passioni.
Hanuman è l’emblema della devozione senza condizioni, pronto a tutto donare per il bene dell’amato e, forte di questo sentimento, diviene invincibile.
L’esilio, il rapimento, la separazione sono momenti in cui ci si concentra per conoscersi, superare i propri limiti e prepararsi al riscatto che attende chi prosegue determinato verso la meta, senza discostarsi dal Dharma, che comprende fede alla parola data, amicizia, lealtà, amore. La storia di Rama e Sita è ancora oggi amata in tutta l’India per la sua intramontabile suggestione e per l’universalità dei suoi valori.