Conclusioni
Per molto tempo si è pensato che l’Autismo fosse un mondo chiuso, irraggiungibile, se non addirittura vuoto. Solo grazie a persone come Temple Grandin, e gli altri dopo di lei, si è capito che le persone Autistiche non sono meno normali di tutti gli altri, ma hanno semplicemente costruito mondi e vissuto vite profondamente diverse dalle nostre.
Il concetto stesso di normalità è qualcosa di assolutamente arbitrario e porta in sè un concetto ancora più pericoloso, che è quello di anormalità, in cui il prefisso “a” deriva dal greco e viene grammaticalmente definito come “alfa privativa“, cioè che toglie qualcosa, e attribuisce alla parola stessa il suo carattere di mancanza, privazione, negazione.
L’anormalità e la differenza sono state sempre considerate come qualcosa di negativo, di cui avere paura e da cui difendersi. Ma la differenza è soltanto un modo diverso di esistere e di guardare il mondo, in una prospettiva che forse non corrisponde alla nostra ma non per questo può dirsi sbagliata.
L’incontro con chi è diverso da noi è una grandissima opportunità di scambio e di arricchimento, un’occasione che può renderci persone più ricche e consapevoli. La diversità è un valore da riconoscere e da vivere senza timore, uscendo dai sentieri sicuri che ci sono vicini.
E’ sufficiente gettare un ideale ponte verso l’altro e percorrere un pezzo di strada insieme, con la mente aperta e disponibile ad imparare.
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