Applicato all’alimentazione il termine digiuno può assumere diversi significati.
Sospensione totale di tutti gli alimenti, per un periodo determinato che può essere di uno, tre, cinque o più giorni. Si prende solo acqua, almeno un litro e mezzo al giorno, con l’aggiunta di poco miele o di succo depurato, limone, arancia, mirtillo, quello che risulta gradevole. L’esperienza può essere diversificata, un digiuno prolungato ad almeno tre giorni ogni mese o due volte l’anno, oppure un giorno la settimana. Sono scelte soggettive.
Il digiuno totale depura l’organismo in profondità ma specialmente ci mette a confronto con le nostre abitudini alimentari, in cui si nascondono frustrazioni, convinzioni errate, aggressività e meccanismi sociali e culturali. Altrettanto importante un periodo sufficiente di digiuno totale riporta il gusto, rovinato da tanti sapori artificiali ed eccessivi, a una condizione primordiale ridandoci il piacere di cibi semplici e genuini. È un metodo efficace per liberarci da un buon numero di tossine fisiche, mentali e sensoriali.
Si crea un’interruzione significativa nella continuità ripetitiva e meccanica della nostra vita, si capisce il valore dell’essenziale, si impara ad apprezzare e rispettare il cibo, muta il nostro atteggiamento rispetto a molte convinzioni e atteggiamenti dati per scontate, ci rendiamo conto di quanto siamo schiavi di abitudini e compensazioni. Attraverso l’assenza dell’elemento materiale entriamo in contatto con il valore simbolico degli alimenti. Mangiare è una necessità e una gioia, proprio per questo bisogna imparare a non abusarne. Lo spazio liberato è occupato dalla coscienza, con un effetto salutare che si mantiene anche nelle settimane e mesi successivi all’esperienza.
Sospensione parziale degli alimenti, ci si nutre solo di pane, o di riso, o verdure, o frutta, anche in questo caso per un periodo limitato. Oppure si mangia in modo più variato ma escludendo alcuni alimenti, per esempio carne, pesce, formaggio, cibi fritti. In questo caso più che di digiuno si dovrebbe parlare di dieta, o scelta alimentare, ma è ugualmente una pratica efficace in quanto porta comunque a interrompere percorsi coatti e a una maggiore coscienza rispetto al cibo e al suo valore.
Sospensione di tutti i cibi solidi, consiste nell’alimentarsi con succhi, estratti di verdura, latte vaccino, di capra, di riso, soia o mandorle, spremute di agrumi, brodi.
L’astensione riguarda i cibi solidi, che richiedano masticazione. Questa modalità di digiuno, oltre a essere depurativa, ci mette a confronto con la nostra aggressività che viene in gran parte convogliata nella masticazione. Psicologicamente ci riporta alla prima infanzia, quando il nostro nutrimento era esclusivamente liquido.
Sospensione di un alimento, o di una bevanda, di cui siamo ghiotti e che rappresenta una gratificazione, questa è una forma di digiuno estremamente selettiva, ci mette a confronto con una specifica debolezza o semplicemente abitudine meccanica e non necessaria.
Un piccolo passo verso l’essenziale. Si può decidere di evitare il caffè dopo pranzo, la briosce al mattino, il cognac del dopo cena. Lo scopo è solo l’interruzione del percorso ripetitivo, l’aspetto salutare è secondario.
Il digiuno della mente è il silenzio. Smettere di pensare sembra una cosa impossibile, forse in senso assoluto lo è veramente, ma non è questo che ci serve. Se il digiuno del corpo richiede la sospensione del cibo per qualche giorno, per la mente possiamo darci obiettivi molto più ridotti, un minuto e anche meno per cominciare. Si tratta semplicemente di fermare il chiacchiericcio mentale per una manciata di secondi. Non aspettatevi troppo e neppure subito, consideratela una forma di allenamento, se vi fa piacere una piccola sfida. Con la pratica e l’esercizio i tempi si possono allungare con molta gradualità, di cinque o dieci secondi per volta.
È necessario insistere, riprovando più volte al giorno, non necessariamente in situazioni protette. Anche solo trenta secondi vanno considerati un successo e sono sufficienti a creare un piccolo varco nelle barriere dell’Ego. Il varco è rappresentato dalla comprensione, non solo intellettuale ma profondamente interiorizzata, della possibilità di esistere, vivere, essere coscienti e potere agire senza questo costante sottofondo di pensieri vorticanti. In fondo siamo tutti convinti che, se smettiamo di pensare, scompariremo e perderemo la nostra identità. Capire che non è vero, e che anzi si vive meglio nel silenzio, rappresenta un enorme passo avanti.
Una seconda modalità di digiuno mentale consiste nel sospendere alcuni tipi di pensieri o atteggiamenti mentali, scegliendo tra quelli che generano conflittualità, disordine, paura, quelli che generalmente vanno sotto l’indicazione di pensieri negativi.
Non pretendete troppo, selezionate una specifica modalità di pensiero che ritenete contraria al vostro benessere e applicate a quella il principio del digiuno. Se ad esempio avete la tendenza a formulare giudizi, non importa se solo nella mente, sospendete quella modalità di pensiero. Non cercate di sostituirla, lasciate lo spazio libero per la coscienza, in caso contrario riuscirete solo a mentire a voi stessi.
Comportamento è una modalità caratteristica e ripetitiva di reagire a un determinato stimolo o situazione. I comportamenti possono essere classificati come prevalentemente reattivi, razionali, culturali, rituali. Prevalentemente significa che troveremo sempre tracce di uno o più degli altri modelli e solo la percentuale maggiore ci porta a identificare con quel nome quella modalità di azione.
Benché i comportamenti ripetitivi abbiano la caratteristica di creare circuiti mentali, questo talvolta è un vantaggio. Nei comportamenti rituali il significato di ogni gesto mantiene ben desta la coscienza e, proprio grazie alla ripetitività, possiamo avere accessi facilitati a stati di coscienza più sottili. Questo ovviamente a condizione che il rito sia orientato alla luce.
I comportamenti culturali vanno valutati uno a uno, se sono improntati all’educazione e alla gentilezza non c’è nessun motivo di sospenderli, anzi meglio imparare a metterci del sentimento. I comportamenti razionali sono generalmente diretti a compiere certe operazioni con un minor dispendio di energia e maggiore efficienza. Se queste condizioni sono rispettate rinunciarci sarebbe sciocco, meglio invece cercare di perfezionarli ulteriormente. Guidare la macchina è un esempio semplice ma efficace, non possiamo tutte le volte inserire variazioni o fare esperimenti, ma possiamo cercare di guidare meglio.
I comportamenti su cui maggiormente vale la pena di applicare i principi del digiuno sono quelli puramente reattivi, specie se possiamo sicuramente valutarli come negativi. Ognuno di noi ha il suo, alzare la voce, mangiarsi le unghie, reagire aggressivamente. La logica è la stessa, sospendete quella modalità senza cercare di sostituirla, lasciate spazio, confidate nella luce.
Avendo acquisito le basi o pratiche fondamentali ci manca solo un ultimo elemento, stabilire l’oggetto della meditazione.
L’inclinazione spirituale è la base, ci fornisce l’illuminazione necessaria e le linee generali di navigazione, ma abbiamo bisogno di condensare l’energia mentale attorno a qualcosa di più concreto e limitato. Se è sicuramente vero che nella mente universale possiamo trovare ogni conoscenza, non dobbiamo dimenticarci dei nostri limiti. Possiamo comprendere solo ciò che possiamo accettare, allo stesso modo in cui non è possibile fare entrare in una scatola un oggetto che sia di dimensioni maggiori. Per questo l’abbandono della meditazione è sempre preceduto da una focalizzazione della mente attorno a un centro, come avvolgere un filo su un rocchetto.
È la fase della concentrazione. I raggi della mente vengono chiamati a raccolta, a formare un nucleo unico. L’oggetto di meditazione diviene il centro della nuova disposizione della mente. Può essere un concetto trascendentale, la natura del divino, o la semplice fiamma di una candela che è considerata in quanto luce e simbolo, un’immagine sacra, un concetto astratto come quello di verità e giustizia, la respirazione, il battito del cuore. Ciò che cerchiamo troviamo.