Applicare le logiche dell’amore al quotidiano è tanto necessario quanto difficile. Le sfumature, le variazioni, le interpretazione e le reazioni possibili sono infinite, quest’energia è omnipervadente e molto coinvolgente. Conviene fissare l’attenzione su alcuni elementi fondamentali, quelli che fanno effettivamente la differenza.
Il primo, e probabilmente il più importate, è il perdono. Non si può veramente vivere l’amore senza avere prima perdonato. Ma cosa e a chi? Tutto e sempre, a tutti e soprattutto a sé stessi, la cosa più difficile. Ovviamente non si tratta di un atto formale e non ha nulla a che vedere con la rinuncia alla responsabilità circa le azioni compiute.
Il perdono di cui stiamo parlando è un atto interiore necessariamente sentito e vissuto in profondità, con tutto il suo bagaglio di dubbio, senso di colpa, aggressività e rancore. Questo è necessario purché non duri troppo, non si trasformi nel brodo in cui cuociamo la nostra vita. Compiuti i passaggi necessari dobbiamo sapere aprire la mano e lasciare andare. Questo è indispensabile. E non è nemmeno il caso di sentirsi troppo buoni perché il favore maggiore lo facciamo a noi stessi, diveniamo più leggeri e capaci di volare sulle ali dell’amore. Senza perdono questo non è possibile.
Il secondo elemento importante è sviluppare in ogni occasione un atteggiamento favorevole verso tutte le creature, in primo luogo i propri simili. Quello che generalmente si definisce compassione, riportando il termine al suo significato più evidente con-passione, intensamente, empaticamente ed anche favorevolmente. È un atteggiamento generale di benevolenza e di apertura che esclude la prevenzione, il giudizio tagliente, il mettere in rilievo i difetti, quelle piccole cose che avvelenano quotidianamente l’atmosfera più degli scarichi industriali.
Questi due elementi sono fondamentali ma non sempre sufficienti. Entrando in contatto con l’energia dell’amore dobbiamo anche sorvegliare l’ipersensibilità, e l’identificazione con il dolore, due distorsioni percettive che tendono a prendere il sopravvento quando l’Ego non è sufficientemente stabile e risolto. Tutto viene percepito in modo dilatato e la sofferenza, che ha una intesità particolarmente potente, diviene il motivo dominante della nostra vita. Ci sentiamo una cosa sola con gli altri e con il mondo, e tutto e tutti sono pieni di sofferenza. Ci sentiamo quasi obbligati, noi stessi, a soffrire.
Ci sono due modi per venire fuori da questo circuito distruttivo. Il primo è capire che la sofferenza in realtà non esiste, è solo una parte del naturale processo di trasformazione, che noi percepiamo come dolore. La causa di questo sentire è l’attaccamento, l’istinto proprio dell’Ego a continuare a esistere in quel modo e con quella forma.
Il secondo è molto più semplice, e ci riporta alla legge della vibrazione simpatica. Se ci identifichiamo con il dolore e la sofferenza li attiviamo in noi e all’esterno; stiamo lavorando per il nemico. Se veramente vogliamo ridurre la sofferenza dobbiamo coltivare la gioia, la serenità, la salute e la saggezza.
Con la meditazione dell’amore abbiamo completato il percorso necessario per entrare a pieno titolo nella dimensione meditativa. I passi successivi hanno lo scopo di purificare la mente, intensificarne il potere, eliminare ostacoli residui.