La meditazione è una terapia globale spiritualmente orientata.
Da questa affermazione consegue che l’elemento fondamentale, in assoluto più importante, è la fede.
Fede e meditazione: la fede è qualcosa di estremamente semplice, è una convinzione che ha lo spessore della certezza. Ed è indispensabile per dare una direzione e una forma all’energia. Si può avere fede in molte cose, ma solo l’essenza spirituale può essere considerata un riferimento valido, perché nell’universo intero è l’unica cosa non soggetta a mutamento e perché la sua natura è una luce che mai trema, capace di rischiarare in ogni istante il cammino. Solo questo tipo di fede è in grado di portarci oltre i confini dell’Ego, nell’immensità e nell’eternità. In caso contrario continueremo a perdere il nostro tempo rovistando tra il ciarpame delle nostre personali esperienze, attaccati ai nostri limiti e difetti come una zecca alla pelle di un cane.
La fede nello spirito non ha nulla a che fare con la religione a cui appartenete, con la vostra posizione sociale, le vostre preferenze sessuali o alimentari, l’educazione, il livello di preparazione culturale o qualsiasi altra cosa vi possa venire in mente. Ma comporta una moralità, che non sta scritta da nessuna parte ma arriva a ognuno di noi attraverso un canale diretto che sta nel cuore, e allora succede che certe cose semplicemente non si possono più fare, nemmeno pensare. Sentiamo che certi atteggiamenti e azioni ci portano fuori dall’armonia, ci fanno chiudere gli occhi alla luce, ci degradano, e impariamo facilmente a evitarli. Questo genere di fede e di moralità è la prima porta che dobbiamo attraversare. Senza questo elemento cardine la dimensione meditativa ci è preclusa, così come è impossibile governare una nave senza chiglia e senza timone.
E per chi non ha in sé la fede, quali alternative restano?
La fede non si può sviluppare razionalmente, ne comprare in qualche negozio specializzato, è una consapevolezza che è in noi. Basta cercare meglio, soffiare sulla cenere per vederla fiammeggiare in tutto il suo splendore, ed è davvero improbabile che chi anche solamente un poco si senta attratto dalla meditazione ne sia sprovvisto. È un dono che tutti abbiamo ricevuto, si tratta di tirarlo fuori dalla confezione.
Questa è una premessa indispensabile.
Vediamo ora alcune indicazioni per la pratica, che dovrà essere costante, regolare quanto possibile e protratta nel tempo. Agire senza fretta e senza proiettarsi sulle aspettative, ma agire subito, con determinazione e metodo.
Come abbiamo visto in più punti entrare in meditazione significa oltrepassare la soglia rappresentata dalle tre dimensioni conosciute sino ad ora, veglia, sonno e sonno profondo, aprirsi ad una dimensione diversa e dotata di un potere molto più vasto. Alcuni comportamenti specifici, e la modifica di altri a noi consueti, possono favorire il passaggio, predisporci e creare la giusta situazione. Prima di entrare in dettaglio su questo argomento è utile fare alcune precisazione circa i flussi delle onde cerebrali. Il corpo nel suo insieme reagisce alla mente come uno strumento musicale al tocco del musicista. Di questo insieme la parte più sensibile e ricettiva è il sistema nervoso, di cui il cervello è il centro; questo rende l’analisi delle sue frequenze particolarmente interessante e significativa.
Gli studi sull’attività bioelettrica del sistema nervoso centrale hanno evidenziato 4 principali frequenze cerebrali:
Le onde Beta, che sono le più veloci, sono proprie dello stato di veglia caratterizzato da proiezione verso l’esterno, con implicazioni di agitazione e stress sempre maggiori risalendo da 14 verso i 30 Hertz.
Le onde Alfa si manifestano nella condizione di veglia tranquilla, di rilassamento, di visualizzazione creativa, ascoltando alcuni tipi di musica, contemplando un paesaggio, quando stiamo per addormentarci. In soggetti calmi o addestrati è sufficiente abbassare le palpebre o fare un respiro profondo per entrare in questo campo di frequenza.
Quando è tranquillo il sonno è caratterizzato dalle onde Teta, quando è più superficiale è inframmezzato da onde Alfa mentre nelle fasi di sonno agitato si manifestano picchi di onde Beta, le stesse della veglia. Una difficoltà a rimanere a lungo su frequenze Teta rende il sonno meno rigenerante: ci si sveglia stanchi e di cattivo umore.
Le onde Delta, le più lente, sono una caratteristica del sonno profondo.
È facile intuire come una più alta frequenza delle onde cerebrali implichi un maggior consumo di energia, un aumento dell’entropia e dell’attività di molti organi, in particolar modo sistema nervoso, endocrino, cuore e reni. Anche il sistema immunitario sembra indebolito da una condizione di agitazione, con reazioni meno efficaci e più caotiche. Questo tipo di osservazioni corrisponde all’esperienza quotidiana, stare svegli ci stanca, tanto più se siamo agitati e ansiosi. Un buon sonno ci ristora, ci fa cambiare dimensione e recuperare le energie consumate. Il sonno profondo, capace di portaci vicini alla fonte della vita, ci rigenera in modo ancor più completo.
Talvolta nel processo di recupero energetico si crea un intoppo. Se la frequenza delle onde cerebrali è troppo alta durante la veglia, l’accesso a quel sonno di cui abbiamo così bisogno è ostacolato. Inoltre il nostro riposo risulterà agitato e superficiale e quindi meno efficace. Anche i momenti di sonno profondo saranno più brevi e disturbati. Perché questo si verifichi è facilmente comprensibile se immaginiamo le tre condizioni usuali della mente come luoghi posti in successione discendente, di cui quello più a nord rappresenta una condizione di veglia tranquilla, con onde cerebrali che si alternano tra le medie di Alfa e il minimo di Delta, la località di centro è il sonno e quella più a sud il sonno profondo. Un aumento delle frequenze, durante la veglia, dai 14 verso i 30Hertz corrisponde a uno spostamento più o meno grande verso nord e ci allontanerà dal nostro polo ideale di veglia, e proporzionalmente dal centro e dal sud. Per arrivare in questi luoghi sarà necessario più tempo e dovremo affrontare maggiori difficoltà.
In definitiva se da un lato l’agitazione mentale richiede maggior riposo, al tempo stesso lo rende più difficile e inefficace, innescando circuiti negativi che possono e quasi sempre hanno effetti deleteri sulle condizioni di salute e sulla qualità della vita.
L’accesso alla dimensione meditativa richiede, come e più del sonno, una bassa frequenza delle onde cerebrali.
Onde Alfa, posizionate più vicino all’8 che al 13, sono una condizione minima di partenza. Dobbiamo abituarci a mantenere, durante la veglia, questa frequenza mentale per il maggior tempo possibile, fino a quando risulti naturale. Questo si impara attraverso specifici esercizi di respirazione, posizione e rilassamento, ma soprattutto per mezzo del controllo delle situazioni di ansia e stress in ogni momento della giornata. Tutto questo verrà spiegato dettagliatamente più avanti, ma dobbiamo fin d’ora capire e accettare che essere sempre tesi, preoccupati, arrabbiati, timorosi, scontenti e insoddisfatti non è ne utile ne indispensabile, non aiuta a risolvere nessun problema e ne crea molti, in modo particolare danneggia la nostra salute e spesso anche quella di chi ci sta vicino. Si può cambiare e per riuscirci basta scegliere di farlo, e insistere per il tempo necessario.
Durante la meditazione le frequenze cerebrali sono simili a quelle del sonno profondo (onde Delta), ma al tempo stesso sono presenti onde Teta e Alfa. Questa triplice modalità di percezione è ciò che caratterizza la meditazione, un quarto stato di coscienza formato dalla somma e integrazione degli altri tre. È qualcosa di assolutamente nuovo e sconosciuto, l’apertura della mente a nuovi confini e possibilità.
Le onde Alfa sono la condizione minima per mantenere attiva la coscienza in relazione all’Ego, per non perdere il senso della propria identità. Questo può essere meglio tradotto come facoltà di conservare memoria chiara dell’esperienza; se questo livello scende troppo anziché meditare ci addormentiamo. Le onde Teta ci danno l’accesso al mondo dei simboli, e la possibilità di rappresentare tanto l’inconscio quanto l’anima e gli stati supercoscienti della mente. Le onde Delta ci mettono in sintonia con la mente universale, portandoci oltre i limiti dell’identificazione con il corpo e con i processi mentali.
Quello che a noi risulta difficile da accettare è la possibilità di fare convivere queste tre diverse condizioni percettive nello stesso tempo.
Ma se invece le immaginiamo nello stesso spazio tutto diviene più semplice e chiaro. La sostanza mentale si divide, e ogni parte interpreta una funzione. Il sistema nervoso si adegua, questo richiede tempo ed esercizio, non ci si prepara a una maratona in un giorno e nemmeno in un mese. Dalla nostra abbiamo l’estrema plasticità del cervello, che è in grado di operare mirabili adattamenti.
Quando siamo in meditazione la coscienza attiva utilizza una piccola parte dell’energia mentale disponibile, e una altrettanto ridotta di spazio cerebrale. Non è necessario dar fuoco alla casa per illuminarla. Un’altra limitata quantità viene utilizzata dal livello di sogno, così la maggior parte rimane silente e quasi immobile, rigenerandosi dal contatto con la mente universale.
Non c’è divisione del tempo, c’è contemporaneità, la separazione è dello spazio mentale. Realizzare contemporaneamente i tre diversi stati di coscienza è quindi possibile, è una facoltà della dimensione mentale. Le difficoltà vengono dalla necessaria riorganizzazione del sistema nervoso. Gli esercizi e le indicazioni che vedremo di seguito hanno tutti lo scopo e l’effetto di prepararci a questo passaggio, e a rimuovere gli ostacoli che lo inibiscono. Sono divisi in due parti principali: le pratiche fondamentali e quelle specifiche.
Le pratiche fondamentali sono una base necessaria a tutti e vanno apprese alla perfezione. Per qualcuno potranno essere sufficienti. Le pratiche specifiche sono cinque tecniche meditative, ognuna con le indicazioni dei disturbi di riferimento.