Sviluppare in noi il potere della meditazione richiede una serie di comportamenti adattivi. Una traccia precisa circa la natura e le modalità di tali comportamenti ci proviene dagli insegnamenti delle grandi scuole di meditazione. Pur essendo profondamente diverse nell’impostazione teorica, che è sempre frutto dell’ ambiente culturale, tutte queste tradizioni insistono in modo identico su alcuni elementi fondamentali, che possono essere considerati universali. È l’argomento di questo capitolo.
La possibilità dello spazio mentale di avere in sé, contemporaneamente attivi, i tre livelli percettivi della veglia, del sonno e del sonno profondo ci fa capire come la condizione meditativa possa essere mantenuta nel corso di qualsiasi attività e in qualsiasi situazione. Avendo sviluppato una tale capacità l’ambiente esterno non ha più nessuna influenza. Questo può essere considerato un punto di arrivo, non è certo la condizione in cui ci troviamo. La nostra mente è agitata e instabile, permeabile agli stimoli sensoriali e alle sollecitazioni emotive, soggetta alle costante richieste del corpo, oscurata dal brusio mentale ripetitivo, soffocata da ansie e paure di ogni genere. Per poter sperimentare con successo le tecniche meditative dobbiamo, nei limiti del possibile, crearci un ambiente quanto possibile favorevole.
Ripeto, l’ambiente esterno non è un limite assoluto, ma può essere di grande aiuto eliminando molti fattori di distrazione e agitazione. Basta un piccolo spazio, due metri quadrati sono sufficienti. Gli elementi di disturbo sono soprattutto rumori, odori o percezioni tattili, quindi staccare i telefoni, chiudere le porte, chiedere gentilmente il silenzio ad altre persone eventualmente presenti in casa. Mantenere lo spazio pulito e isolarsi da terra con un materassino, un tappeto o una coperta ripiegata. Coprirsi a sufficienza ma evitare qualsiasi abito che dia senso di costrizione o possa limitare la libera circolazione delle energie. Per lo stesso motivo liberarsi da orologi, collane, anelli, braccialetti, orecchini.
Una buona areazione è necessaria, ma correnti e spifferi sono dannosi e creano distrazione. Meglio cambiare l’aria prima di cominciare e praticare con le finestre chiuse.
Per quanto riguarda l’illuminazione, quella ideale è delicata e soffusa, la luce di una candela è ottima, oppure sola la luce che proviene dall’esterno ridotta al minimo posizionando tende o tapparelle.
Personalmente ritengo la luce della candela ideale, perché oltre a dare il giusto chiarore è un simbolo e un richiamo a mantenere desta e presente la coscienza. Dovrebbe stare a uno, due metri dagli occhi con la fiamma leggermente più alta della fronte. Si può anche scegliere di purificare l’atmosfera utilizzando oli essenziali, in questo caso utilizzare sempre lo stesso o la stessa miscela.
Alcuni gradiscono un sottofondo musicale. Se siete tra questi, se ritenete che per voi la musica possa essere un aiuto, sceglietene una adatta e poi non variatela. Una musica adeguata aiuta a rilassare il corpo e a entrare nel ritmo Alfa. Al tempo stesso, attraverso l’udito, si mantiene aperto il contatto tra mente e corpo. L’udito rappresenta il contatto con il piano eterico e tra tutti i sensi è quello più vicino all’anima.
L’ora migliore è l’alba, iniziando quando è ancora buio e terminando con il cielo già chiaro.
Questa scelta ha un buon numero di valide ragioni, in primo luogo il valore simbolico del passaggio da una situazione di oscurità a una di luce. Da un punto di vista psicofisico è una condizione ottimale, dopo il sonno siamo ben riposati e pieni di energia ma non ancora coinvolti nelle occupazioni giornaliere. Siamo ben desti ma il velo del sonno aleggia ancora attorno a noi. Non ci sono in corso processi digestivi e, avendo assolto alle naturali funzioni fisiologiche prima di iniziare, vescica ed intestino sono sgombri. I muscoli sono già rilassati, respiro e battito cardiaco al minimo, come pure la temperatura corporea, ma al tempo stesso abbiamo molta energia da spendere e siamo particolarmente determinati.
Anche l’ambiente esterno sembra favorirci, ci sono meno rumori, tutto è ancora silente, l’aria è particolarmente pura, o almeno più che in qualsiasi altro momento della giornata. Secondo gli Yogi l’aria del mattino ha una qualità particolarmente sottile e leggera, ed è estremamente favorevole alle pratiche spirituali. Per attenere il massimo effetto è necessario rivolgere il viso ad est, in direzione del sole nascente.
Anche il mezzogiorno, il momento del tramonto e la mezzanotte sono considerati momenti favorevoli alla meditazione e alle pratiche spirituali.Se non può essere l’alba scegliete un altro di questi momenti. In ogni caso l’importante è praticare, l’ora può rappresentare un vantaggio o meno, ma non è mai determinante.
Per quanto riguarda la durata possiamo considerare un periodo di tempo che va da trenta a sessanta minuti. Ovviamente ciò che fa la differenza è la qualità della pratica, la sua intensità, ma bisogna considerare un tempo minimo per gli esercizi preparatori, che inizialmente dovranno anche essere appresi. Tendenzialmente quando si inizia ci vuole più tempo, poi i diversi passaggi divengono più veloci e naturali.
Avendo poco tempo a disposizione si può dividere la pratica in fasi. Meglio poco ma tutti i giorni, così da stabilire un’abitudine.
Il rituale è un insieme di gesti e azioni significanti, che vanno eseguiti secondo modalità prestabilite e sempre uguali.
Nel nostro caso non si tratterà di una cerimonia lunga e complessa, ma di pochi gesti collegati con una parola o una breve frase, e con un’immagine mentale o una sensazione. Per fare un esempio potrebbe trattarsi di accendere la candela, salutare i quattro punti cardinali, versare qualche goccia del nostro olio essenziale preferito su un fazzolettino e passarlo vicino alle narici aspirando profondamente. Facciamo questi gesti lentamente e con grande partecipazione. Poi pronunciamo una breve preghiera, un Mantra o un’affermazione idonea per tre, cinque o sette volte e sviluppiamo la sensazione che queste parole abbiano su di noi l’effetto di una luce purificante e rigenerante, o di un bagno in una fontana magica. Fine. Ci mettiamo in posizione e iniziamo la pratica.
Le caratteristiche di un buon rituale sono:
Se attraversiamo un prato seguendo sempre lo stesso percorso, con una certa frequenza e regolarità, in breve tempo si formerà nell’erba un piccolo sentiero, che tenderà a farsi sempre più preciso.
All’inizio dovremo fare molta attenzione per seguire le orme lasciate la volta precedente e arrivare al punto stabilito. Ma in breve la traccia sarà così chiara che basterà seguirla.
Allo stesso modo il nostro piccolo rituale sarà per noi una sorta di transito e avvicinamento da una situazione di veglia normale ad una fase di pre-meditazione, ci aiuterà a entrare profondamente e stabilizzarci nel ritmo Alfa. In forza dei significati espressi dal rituale le nostre energie si troveranno ad essere favorevolmente dirette verso l’oggetto della meditazione.