Haṃsa Libera Scuola di Hatha Yoga

Maurizio Morelli

LA TERAPIA DELLA MEDITAZIONE

 

La respirazione

Tra tutte le funzioni vitali la respirazione, oltre ad essere la più importante, è la sola accessibile all’intervento diretto della volontà cosciente. Questo ci offre una grande opportunità: di agire beneficamente, modificando opportunamente ritmo e ampiezza del respiro, sulle condizioni del corpo e della mente.

Va aggiunto che la dinamica del respiro è molto esterna e facilmente accessibile anche alla vista, al tatto e all’udito. Questo è un ulteriore vantaggio e aiuto; ci dà la possibilità di sentire il respiro con modalità e da prospettive diverse, di confrontare la percezione interna con molteplici stimoli sensoriali, arrivando a sintesi sempre più precise e affidabili.

Posso avere la sensazione di respirare profondamente ma poi, guardandomi allo specchio o poggiando le mani sull’addome e sul torace, scoprire che alcune aree del tronco non si espandono, o che le mie spalle si sollevano. Agendo opportunamente cerco di correggere il difetto e gradualmente arrivo a formare una nuova e più precisa sensazione, con maggiore corrispondenza tra realtà e percepito.

Un’altra caratteristica del respiro è l’estrema rapidità di reazione agli stimoli psicosomatici. Essendo in contatto con l’elemento aria ne ha anche le caratteristiche di estrema sensibilità. Non c’è processo fisiologico o stato mentale che subitamente non si rifletta sulla respirazione. Noi ce ne rendiamo conto solo raramente, perché siamo generalmente proiettati sull’esterno e poco attenti a questi eventi. Registriamo solo gli stimoli più forti, quando un’emozione violenta ci blocca il respiro, un faticoso processo digestivo lo rende rapido e superficiale o una preoccupazione ci da la sensazione di soffocare.

Ma in realtà il respiro registra e riflette ogni minima variazione delle condizioni psicosomatiche e, sempre e nei limiti del possibile, cerca di mantenere aperti i canali di comunicazione e ristabilire l’armonia. Questi processi di adattamento hanno un costo. Ai ritmi naturali se ne sostituiscono altri maggiormente efficaci in quella situazione, ma non necessariamente adeguati sul lungo periodo. Un’alterazione mantenuta per un tempo prolungato diviene un’abitudine, un comportamento ripetitivo. Così ai ritmi naturali se ne sostituiscono altri. Cerchiamo di sviluppare questo tema con degli esempi.

 

Se uscite a fare un bella corsa il vostro naturale ritmo di respiro si fa più profondo e ampio per sopperire alla maggiore necessità di ossigeno dell’organismo. Quando vi fermate, diciamo dopo un’ora, il vostro respiro si riduce ma per tutto il resto della giornata, e anche nei giorni successivi, tenderà a mantenere un ritmo più ampio e profondo. Questo è un esempio in positivo, correre fa bene, e lo stimolo che avete dato alla respirazione non solo ha un’azione salutare nel momento della corsa ma anche nel periodo successivo. Se andate a correre almeno tre volte la settimana questo processo di ampliamento e approfondimento tenderà a divenire costante e a riproporsi in ogni situazione della vostra vita, a influenzare profondamente tutte le funzioni fisiche e gli atteggiamenti mentali. Sarete più sani, ottimisti e pieni di fiducia, magari non perfetti ma sicuramente migliori.

Purtroppo le variazioni che noi imponiamo al respiro sono anche negative. Immaginiamo che, anche per fatti contingenti e assolutamente validi, voi viviate un periodo di ansia, tensione e preoccupazione. L’aumento delle frequenze mentali rende il vostro respiro più veloce e meno profondo, nei momenti di maggior tensione si interrompe o procede a scatti, il diaframma tende a divenire rigido, le spalle si chiudono un poco in avanti, l’addome si irrigidisce per cercare di controllare le emozioni troppo sgradevoli, l’espirazione assume quel caratteristico atteggiamento forzato tipico di chi cerca di controllare la realtà senza riuscirci.

Anche in questo caso, se la situazione si protrae per un tempo abbastanza lungo, questa modalità di respirazione che nel fatto contingente è un adattamento, si radica e diviene la vostra respirazione anche in assenza delle cause che l’hanno provocata. Vi troverete a essere ansiosi e tesi non per un motivo reale, ma solo perché continuate a respirare come una persona ansiosa e tesa. La soluzione sta nel prendere coscienza di quello che sta avvenendo e rieducare il respiro. Questo è sempre benefico e necessario, perché tutti abbiamo subito traumi, tensioni e periodi negativi, e abbiamo perso il contatto con la naturale ampiezza, profondità e ritmo della respirazione naturale.

 

Come abbiamo visto, durante la pratica della meditazione il respiro viene lasciato spontaneo. Non si cerca di influenzarlo ma semplicemente lo si osserva. Questo non esclude, in momenti diversi, la pratica di esercizi specifici atti a ristabilire le migliori condizioni di questa fondamentale funzione, anzi questa va considerata come una fase preparatoria assolutamente necessaria.

Una corretta respirazione è fondamentale per la salute del corpo e della mente, per un corretto equilibrio e comunicazione di soma e psiche. Inoltre il respiro è un elemento essenziale per realizzare la postura di meditazione e per riuscire a mantenerla.

  

Ristabilire la corretta respirazione

Da un punto di vista percettivo il respiro è una sensazione. Quando vogliamo agire su di esso non abbiamo bisogno di conoscere anatomia e fisiologia, ci serve un modello di riferimento e imparare a seguire le sensazioni, creare una mappa di riferimenti percettivi che ci conduca gradualmente a ottimizzare questa fondamentale funzione.

Il respiro è un ciclo, un circuito, e ha un punto di partenza ed uno di arrivo, coincidenti. Il punto di origine e quello terminale di ogni respiro sta nel basso addome, tra ombelico e pube e leggermente interno. Dobbiamo riuscire a sentire l’espansione del respiro che sale da questo punto, per tornarci al termine dell’espirazione. Questa è la prima e precisa sensazione di riferimento che dobbiamo interiorizzare.

Possiamo esercitarci in posizione supina, proni, seduti o in piedi. Trascurate ogni altro particolare, focalizzatevi solo su questo. Origine e conclusione di ogni respiro, entrambe nello stesso punto. Respiro che sale dal basso, respiro che scende in basso. Flusso e riflusso che si uniscono in un ampio movimento circolare.

Il passo successivo è perfezionare la respirazione addominale. È la modalità di respirazione più efficace ed economica ed è adeguata a tutte le situazioni di rilassamento o sforzo moderato. In fase di inspirazione il diaframma scende determinando la dilatazione in basso della gabbia toracica e la conseguente espansione della parte inferiore dei polmoni, che è anche la più estesa. La discesa del diaframma esercita una salutare pressione sui visceri e ciò che noi percepiamo è una gradevole pressione e un aumento del volume dell’addome. La pressione che dall’interno spinge in fuori è particolarmente evidente nella parte anteriore, ma dobbiamo imparare a sentirla anche sui fianchi e sulla regione lombare. È come una spinta delicata che, dal punto di origine del respiro, si apre come una sfera.

L’espirazione è spontanea, ci si limita a percepire la discesa del respiro sino al punto da cui è partito. Lasciamo che l’espirazione sia lenta e soffice, più siamo rilassati più sarà lenta, più è lenta con tanta maggior facilità ci rilassiamo. Espirare è lasciare andare, arrendersi, cedere, mollare gli ormeggi, abbandonarsi. Attraverso il respiro il messaggio arriva rapidamente al corpo e alla mente che si adeguano.

 

I vantaggi della respirazione addominale sono innumerevoli:  

  1. Favorisce la circolazione di ritorno e riduce l’affaticamento cardiaco.
  2. Migliora i processi digestivi e di ricambio cellulare.
  3. Stimola la peristalsi intestinale.
  4. Aiuta a ridurre la pressione sanguigna, a vincere l’insonnia, a rilassarsi, ad    abbassare le frequenze mentali.

 

Esercitiamo la respirazione addominale nelle diverse posture, supini, proni, distesi su un lato, in quadrupedia, seduti, in piedi. La percezione della parte anteriore dell’addome è facile, quella delle regioni laterale e posteriore richiede più attenzione e cura. Quando pratichiamo teniamo una o due mani poggiate sulla parte su cui vogliamo sensibilizzarci, così da avere un riscontro tattile che confermi la percezione interiore.

Perfezionare la respirazione addominale è indispensabile per la pratica meditativa, ed è anche sufficiente. Per questo, in questa sede, non vengono trattate le altre tecniche di respirazione Yoga.