Haṃsa Libera Scuola di Hatha Yoga

Valeria Magrini

MILAREPA

Epilogo

Milarepa visse tra le montangne himalayane circa quarant’anni. Dopo la sua illuminazione si recò a meditare nella grotta di Chu bar e da qui si recò negli altri luoghi sacri che il suo maestro Marpa gli aveva indicato, vivendo in moltissime grotte che diventeranno altrettanti luoghi sacri e favorevoli alla meditazione.
Durante questo periodo incontrò i suoi figli spirituali, secondo quanto era stato profetizzato dalle Dakini, le divinità femminili della scuola tantrica, tra i quali si possono annoverare venticinque discepoli realizzati; di essi possiamo distinguere otto figli spirituali, tredici discepoli intimi e quattro discepole.
Tutti costoro rinunciarono agli otto dharma mondani- e cioè guadagno e perdita, piacere e dolore, lode e biasimo, fama e diffamazione,- e fecero voto di meditare sulle montagne sottoponendosi, come il loro maestro, ad una dura ascesi.
Oltre a questi una folla inimmaginabile di persone ricevette gli insegnamenti, mettendo in pratica la dottrina ognuno secondo le proprie capacità.
La sorella Peta e Dzesse andarono a trovarlo a Chubar e anche in tutte le altre grotte dove l’asceta si recò a meditare.
La zia di Milarepa alla fine si pentì del proprio comportamento malvagio, e chiese e ottenne il perdono del nipote, il quale le spiegò la legge di causa effetto. La zia si convertì al dharma e divenne una praticante devota.
Milarepa non rivedrà più il suo maestro, Marpa, né l’amata Madre Dakmema. Ma si può supporre con certezza che nulla avrebbe potuto separare le loro anime, unite dalla pratica spirituale e dal vincolo del puro amore.
Quando Milarepa morì, in mezzo a quelle montagne che erano state la sua casa, attorniato dai suoi figli spirituali e da una moltitudine di devoti, nel cielo si manifestarono visioni celestiali e prodigi, e le stesse divinità vennero a rendere onore a quel singolare maestro, che non si arreso davanti a nulla, e il cui cuore era colmo di amore.
La fama di Milarepa si sparse ovunque, ed egli è considerato ancora oggi il più grande santo e poeta del Tibet, colui che con il suo esempio, la sua illuminazione e la dolcezza del suo canto ha toccato più di ogni altro il cuore umano.

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