Haṃsa Libera Scuola di Hatha Yoga

Eleonora Casazza

TENSIONI MANDIBOLARI

 Qualche nozione di Anatomia

La mandibola fa parte di un apparato complesso, preposto a diverse specifiche funzioni: l’apparato STOMATOGNATICO (“stoma, stomatos” = bocca e “gnatos” = mascella).

Tale apparato è composto da:

  • denti, gengive, ossa mascellari (di cui quella inferiore è detta mandibola), articolazioni temporo- mandibolari, ghiandole salivari, tessuti neuro-muscolari e mucose orali.

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Tutte queste parti vengono coinvolte nelle seguenti funzioni:

  • morso e masticazione
  • deglutizione
  • fonazione
  • in modo complementare, respirazione
  • sbadiglio
  • espressività (sorriso, broncio, ecc)

Fisiologia del movimento mascellare

La mandibola è il principale osso mobile dell’apparato STOMATOGNATICO. E’ congiunta al capo tramite le ATM, articolazioni TEMPORO-MANDIBOLARI, rivestite e protette da cuscinetti fibro-cartilaginei: i MENISCHI.

E’ interessante rilevare che le ATM assommano tanto le caratteristiche morfologiche e funzionali degli erbivori, quanto quelle dei carnivori:

  • i CARNIVORI presentano un’articolazione a cerniera capace di produrre unicamente un movimento VERTICALE (apro-chiudo) caratteristica che dona loro maggior forza;
  • gli ERBIVORI invece utilizzano movimenti laterali (destra-sinistra), ovvero di ADDUZIONE e ABDUZIONE, in grado di permettere loro di sminuzzare grandi quantità di filamenti vegetali (ruminare).

Le ATM umane possono dar luogo a ciascuno di questi movimenti, insieme alla protrusione ed alla retrusione (avanti-indietro) o alla somma di più movimenti: la circonduzione.

Il movimento della mandibola è regolato dai MUSCOLI MASTICATORI, che si sviluppano a partire dal cranio oppure dall’osso ioide:

  • per ELEVARE la mandibola si contraggono i muscoli TEMPORALI, MASSETERI e PTERIGOIDEI INTERNI.
  • per ABBASSARE la mandibola si attivano i SOPRAIOIDEI e, quando l’apertura della bocca raggiunge l’ampiezza massima, si verifica una piccola estensione del capo sul collo.
  • per APRIRE la bocca entrano in gioco PTERIGOIDEI LATERALI e SOPRAIOIDEI

I condili mandibolari, ovvero le estremità articolari, ruotano su se stessi  all’interno delle cavità glenoidee, permettendo l’apertura naturale della bocca (fra i 2 e i 2,5 cm in verticale, a partire dai margini degli incisivi delle due arcate) e scorrono in avanti per favorire un’ulteriore apertura (quella massima può raggiungere 5 – 6 cm in verticale).

  • per CHIUDERE la bocca o per PROTUNDERE la mandibola si azionano i PTERIGOIDEI INTERNI E LATERALI.
  • per la RETRUSIONE della mandibola, contraiamo i muscoli TEMPORALI e il DIGASTRICO. (I movimenti di PROTRUSIONE, RETRUSIONE e di LATERALITA’ sono pari ad ¼ del valore dell’apertura naturale, pertanto mediamente di circa 7 – 10 mm.)
  • per i movimenti laterali di ADDUZIONE e ABDUZIONE si utilizzano PTERIGOIDEO LATERALE e INTERNO.

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 Le funzioni principali della mandibola 

Non c’è articolazione del corpo che lavori più di quella mandibolare. Proviamo solo ad immaginare quanto parliamo, mastichiamo nel corso di una giornata. Quando parliamo, mangiamo o deglutiamo, le articolazioni mandibolari sono in funzione, per non parlare di quando serriamo e digrigniamo i denti durante un’azione compiuta sotto sforzo ( da evitare ovviamente).1

 Masticazione

 Tale atto ci permette di sminuzzare gli alimenti solidi e di dare inizio al processo digestivo. E’ il complesso frutto di un’interazione neuro-osteo-artro-muscolare, che coinvolge tutta la bocca.

  • L’apertura della bocca è massima all’inizio della masticazione e via via decresce; lo stesso avviene per lo spostamento laterale della mandibola, che aumenta in relazione alla durezza del cibo (quello massimo è di 0.8 mm).
  • La velocità di apertura è maggiore di quella di chiusura, grazie ad un riflesso involontario protettivo: il cervello interviene a proteggere i denti e le ATM dallo “scontro” con il cibo.
  • La forza dell’occlusione arriva a 25 Kg a livello degli incisivi e fino a 80 Kg dei molari, ma si può volontariamente esercitare potenze molto superiori, fino a 100 / 150 Kg.
  • La forza applicata nel lato opposto, a quello impegnato a masticare, è pari alla metà di quella attivata nel lato intento a triturare il bolo.

I muscoli più potenti sono il MASSETERE ed il TEMPORALE, che entrano in azione al termine della chiusura mandibolare. Durante la masticazione, in apertura della bocca lavorano MILOIDEO, DIGASTRICO e PTERIGOIDEO ESTERNO e in chiusura PTERIGOIDEO INTERNO e LATERALE e i primi due sopra citati. Tuttavia il lavoro è una complessa sinergia di muscoli, anche antagonisti fra loro, che varia da persona a persona.

Deglutizione

La deglutizione è il risultato di un’azione neuro muscolare, che dura circa un secondo o due e avviene moltissime volte al giorno, fra le 800 e le 1800, ovvero una o due volte al minuto di giorno e una volta ogni 5 minuti di notte.

Lo scopo della deglutizione è quello di portare allo stomaco saliva, liquidi e cibo. Pare che il riflesso involontario alla deglutizione appaia già a circa 3 mesi di vita intrauterina, quando non siamo ancora venuti al mondo e ci cibiamo attraverso il cordone ombelicale. Grazie ad esso il feto ingerisce il liquido amniotico.

Questa deglutizione è detta VISCERALE.

La deglutizione INFANTILE avviene a labbra aperte: il bambino non ha ancora i denti e interpone la lingua fra le gengive, è il periodo dell’allattamento e non si protrae oltre i 3 anni.

Quella successiva è la deglutizione ADULTA, ma non viene subito acquisita: fra la comparsa dei primi dentini “da latte” e quella dei denti veri e propri, dunque fino a 6 anni circa, si attua una deglutizione MISTA fra quella infantile e quella adulta.

La deglutizione dell’adulto manifesta alcune differenze a seconda del materiale che viene inghiottito, si parla infatti di deglutizione di liquidi e di solidi. Il movimento iniziale è uguale per entrambe: si spinge la sostanza contro il palato molle con la lingua. Se la lingua non interviene e qualcosa viene a contatto con il palato molle invece, si genera il riflesso del vomito.

La DEGLUTIZIONE ADULTA di SOLIDI avviene circa 150/ 200 volte al giorno e comprende due momenti volontari (preparatorio e orale) e due involontari e irreversibili (faringeo ed esofageo). Si può descrivere in questo modo:

Le labbra si chiudono morbidamente (per azione del muscolo orbicolare) e i denti superiori ed inferiori vengono a contatto (per intervento dei muscoli elevatori della mandibola).

La punta della lingua si “arriccia” e incontra la papilla retro-incisiva del palato superiore (grazie ai muscoli sopraioidei); poi la lingua dà vita ad alcune contrazioni peristaltiche (per azione dei suoi muscoli intrinseci) che spingono il bolo verso la faringe.

I muscoli del velo pendulo alzano il palato molle, per otturare i condotti dell’apparato respiratorio; contemporaneamente la parte posteriore della lingua scivola in avanti per permettere al bolo di entrare nella faringe.

L’osso ioide e la laringe si alzano e l’epiglottide si chiude, avviene una temporanea sospensione della respirazione, mentre lo sfintere faringo-esofageo si rilascia per accogliere il cibo.

In questo tipo di deglutizione, i muscoli mimici non sono generalmente contratti, mentre lo sono nella DEGLUTIZIONE ADULTA di LIQUIDI.

Qui si sfrutta la gravità e l’effetto di aspirazione generato dai muscoli mimici delle guance; mentre la lingua non poggia sul palato e non scivola poi avanti, ma crea una sorta di canale, generando, solo in alcuni casi, le contrazioni sopra dette.

Fonazione

 La fonazione è il processo tramite cui possiamo emettere suoni e fonemi, suddivisi in vocali e consonanti.

Esso coinvolge:

 – Tutto l’apparato respiratorio, che permette la generazione dei fonemi e conferisce più o meno forza al suono (regola cioè il volume);

Laringe, corde vocali e bocca, che intervengono a modulare i suoni (la lingua e le labbra articolano in dettaglio);

Le cavità orali e paranasali / nasali che fungono da cassa di risonanza (riverbero).

E’ logico che qualsiasi anomalia dell’apparato stomatognatico (così come di quello respiratorio ed in particolare a livello del diaframma) comporti un’alterazione delle possibilità fonatorie; tuttavia è vero anche il contrario: il perdurare di abitudini fonatorie inappropriate può danneggiare le parti del corpo coinvolte.

 Respirazione

 Normalmente si respira attraverso il naso, che ha la funzione di intercettare le impurità presenti nell’aria e di scaldare l’aria prima che abbia accesso all’interno del nostro corpo. Tuttavia le attività tipiche dall’apparato stomatognatico, influenzano la respirazione.

  • Mentre mastichiamo o parliamo l’espiro e la respirazione si allungano.
  • Durante la deglutizione il respiro si blocca per proteggerci dall’eventualità di un soffocamento.
  • Quando siamo sottosforzo, iperventiliamo e la respirazione orale si attiva involontariamente.

Al contrario, respirare normalmente attraverso la bocca, è un sintomo di disfunzioni che possono derivare dall’apparato stomatognatico, ad esempio inerenti le ATM e dunque la qualità dell’occlusione; la postura della lingua oppure la forma del palato, ecc.

Sbadiglio

 Lo sbadiglio è un comportamento comune a tutti i vertebrati e presente anche nei pesci. Consiste in una profonda inspirazione, seguita da un’ampia espirazione, associata a delle contrazioni muscolari che coinvolgono tutto il corpo, che vengono definite “PANDICULAZIONE”. La pandiculazione assomiglia all’atto di stiracchiarsi.

L’atto di sbadigliare si compie in quest’ordine:

  1. apertura della bocca,
  2. sollevamento e spostamento della lingua all’indietro
  3. ipertensione del capo
  4. sollevamento di spalle e braccia (le mani si portano a pugno)
  5. inarcamento e apertura del torace
  6. scorrimento del bacino
  7. distensione degli arti inferiori

Si può sbadigliare durante tutto il giorno, ma gli studi registrano un picco di incidenze nelle ore del mattino, in tarda serata e dopo i pasti.

Le cause dello sbadiglio sono attualmente in corso di studio, perché non sono ancora del tutto chiare. Comunemente associamo lo sbadiglio a condizioni di sonno, stanchezza, noia o fame. Alcuni ipotizzano che è utile ad apportare un maggior grado di ossigenazione ai tessuti; altri, al contrario, che riduce sensibilmente la quantità d’ossigeno nel polmoni. Altri ancora credono che serva a raffreddare il cervello o ad aumentare la soglia di veglia mediante lo stretching e la respirazione.

Ciò su cui tutti concordano invece è che lo sbadiglio sia contagioso. Percepire mediante la vista e/o l’udito uno sbadiglio, induce a sbadigliare. Persino immaginare lo sbadiglio porta a sbadigliare. Negli ultimi anni si sta mettendo lo sbadiglio in relazione con l’azione dei neuroni specchio.

Il riflesso di sbadigliare, quando altri lo fanno, pare sia massimo tra parenti o persone congiunte da legami forti e che vada via via diradandosi fra amici e semplici conoscenti, diventando minimo fra sconosciuti. Anche i tempi di risposta allo stimolo sono più brevi fra parenti e più lunghi fra conoscenti.

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Lo sbadiglio si manifesta dalla nascita, ma l’emulazione dello sbadiglio compare solo quando si diventa in grado di decifrare il comportamento altrui: a circa 4-5 anni e si fa molto ridotto, o inesistente, nei soggetti che hanno disturbi legati all’empatia, come nel caso degli autistici, degli affetti del morbo di Parkinson e degli schizofrenici.

Fra gli animali invece, se è vero che quasi tutti sbadigliano, solo le scimmie di grossa dimensione s’influenzano nel comportamento. E’ stato anche rilevato che il capobranco sbadiglia più dei gregari.

Lo sbadiglio è una forma di comunicazione non verbale, in grado di sincronizzare il comportamento e lo stato emotivo di un gruppo. Un modo per segnalare situazioni fisiche o psichiche sgradevoli, ma non pericolose quali ad esempio il caldo, la fame, la noia o il sonno.

Esistono casi di sbadiglio a raffica, fino a 480 di fila in un’ora. Le cause di un tale eccesso possono derivare dall’utilizzo di antidepressivi, dalla deprivazione del sonno, da malattie dell’ipotalamo, ecc. Tali eccessi non vanno sottovalutati, possono essere il preambolo di uno svenimento, di una terribile emicrania o di un’indigestione. L’intestino infatti, quando è sottoposto a stress, per chiedere all’organismo di concentrare l’energia nella digestione, attiva il sistema nervoso enterico–viscerale, composto di tanti neuroni quanti ne ha il midollo spinale (100 milioni), per dar vita ad uno sbadiglio ed alla sensazione di sonno.

Per alcuni sbadigliare è una forma di potenziamento neuronale, infatti viene usato dalla logopedia, dalla psicoterapia, per rinforzare la memoria e intensificare l’azione di alcune pratiche contemplative (ad es. nello yoga).

Anche se la società considera sgarbato sbadigliare in pubblico, è dimostrato che sbadigliare fa bene. Mette in circolo dei neurotrasmettitori che regolano il piacere, il grado di rilassamento, aumentano la velocità dei riflessi e leniscono il dolore; energizza e distende i muscoli, schiarisce il pensiero e libera la creatività; interviene per ripristinare l’attenzione dopo un calo di energia e persino per esprimere l’energia sensuale.

Per godere di tanti e tali benefici, è tuttavia importante abbandonarsi allo sbadiglio completamente, provando una sensazione piacevole, senza contenerlo o trattenersi e perseverare nell’istinto di sbadigliare fino a sazietà

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