Haṃsa Libera Scuola di Hatha Yoga

Manuela Cipolliti

IL DIAFRAMMA

Questa dispensa di approfondimento sul diaframma è tratta dalla tesina per il diploma di istruttore di Hatha Yoga svolta dall’allieva del I anno di corso 2011-2012 Manuela Cipollitti che si ringrazia.

La respirazione e il diaframma

La respirazione, che ci accompagna costantemente dal primo all’ultimo secondo della nostra vita, è anche l’elemento costante che unisce praticamente tutte le tecniche dello Yoga, ma con un presupposto fondamentale: conoscerla ed esserne consapevoli,  accompagnarla, guidarla e addirittura, in certi casi, forzarla.

Se siamo in generale già poco amici del nostro respiro, figurarsi quanto ne sappiamo del muscolo principale della respirazione, cioè del diaframma. Cantanti, attori, coloro che praticano quelle attività sportive ove respirare utilizzando il diaframma è indispensabile per ottenere un buon risultato, hanno molta familiarità con questo muscolo, ma la maggior parte delle persone non ha idea di quanto sia importante nella nostra vita.

L’osteopatia, una branca della medicina non ancora riconosciuta in Italia, ma ampiamente diffusa in altri paesi europei, pone il diaframma al centro di molte pratiche di guarigione. Andrew Taylor Still, padre dell’osteopatia e grande conoscitore dell’anatomia umana, descrivendo il diaframma toracico disse: ‘Per mezzo mio vivete e per mezzo mio morite. Nelle mani ho potere di vita e morte, imparate a conoscermi e siate sereni’.

Perché respiriamo? Il meccanismo fisiologico della respirazione

Respiriamo sin dal primo istante in cui nasciamo perché le cellule del nostro corpo hanno continuo bisogno di ossigeno per produrre l’energia necessaria ai processi vitali. L’ossigeno presente nell’aria viene acquisito rapidamente e costantemente attraverso la respirazione, in fisiologia si parla di scambi gassosi tra ambiente esterno e organismo, tra aria e sangue. 

L’impulso a respirare, l’inspirazione, parte dai centri inspiratori del bulbo encefalico, sensibili alla concentrazione sanguigna di ossigeno e di anidride carbonica.  Tali centri elaborano e trasmettono (attraverso il midollo)  gli stimoli respiratori fino ai muscoli toracici della respirazione, principalmente il diaframma e i muscoli intercostali, che  si contraggono determinando l’espansione della cavità toracica e conseguentemente dei polmoni, gli organi predisposti a ricevere l’aria e con essa l’ossigeno.

L’espirazione è determinata dalla spinta verso l’esterno dell’aria presente nei polmoni  che, dopo lo scambio gassoso, diventa povera di ossigeno e ricca di anidride carbonica. Gli stimoli nervosi raccolti dai ricettori delle fibre del nervo vago raggiungono i centri inspiratori bulbari determinando il rallentamento dell’espansione toracica e la decontrazione del diaframma. Questo è il meccanismo fisiologico della respirazione che avviene involontariamente e consente la vita.

Durante la respirazione fisiologica, in stato di riposo, vengono eseguite circa 15 respirazioni al minuto, con un impegno della muscolatura predisposta che viene utilizzata solo nella fase inspiratoria, mentre l’espirazione avviene passivamente. I muscoli inspiratori (diaframma, intercostali esterni, scaleni e lo sternocleidomastoidei), infatti,  sono più sviluppati di quelli espiratori (intercostali interni, obliquo interno ed esterno, trasverso addominale e retto addominale). Il diaframma, quale principale muscolo inspiratorio, dovrebbe svolgere almeno i due terzi del lavoro respiratorio, mentre il restante un terzo andrebbe svolto dagli altri muscoli.

La frequenza respiratoria è determinata principalmente dalla concentrazione di anidride carbonica e di ossigeno nel sangue: l’aumento della prima o la diminuzione del secondo, infatti, stimolano i centri respiratori cerebrali, glossofaringei e vaghi, determinando l’accelerazione del respiro; la diminuzione di anidride carbonica invece ne provoca il rallentamento.

Ma la respirazione può essere anche un atto volontario ed è proprio nella respirazione cosciente e autoindotta che entra in gioco l’importanza fondamentale del diaframma. 

Cosa è il diaframma e dove si trova

Facendo le ricerche sul diaframma ai fini di questa tesina ho scoperto che il corpo umano ha più di un diaframma, qui ovviamente parliamo del diaframma toracico, il più grande e il più importante di tutti per le funzioni vitali nelle quali è coinvolto.  Per spiegare la funzione dei “diaframmi” nella struttura del corpo umano si ricorre all’ingegneria e alla similitudine con il palazzo. Un edificio, infatti, per svilupparsi verso l’alto ha bisogno di strutture verticali, ma anche di strutture trasversali che servono a tenerlo insieme e a stabilizzarlo. Nel corpo umano tali strutture sono costituite dai diaframmi.1

L’etimologia del termine diaframma ne spiega molto bene la funzione: ‘framma’ deriva da ‘frango’ che in latino significa separo, mentre ‘dia’ è una preposizione del greco antico che indica attraverso, per.

Il diaframma toracico è una robusta membrana muscolare e tendinea a forma di cupola; sta sospeso al centro del nostro tronco e separa, ma al tempo stesso unisce, la  cavità toracica e quella addominale. È costituito da fibre che s’intrecciano l’una sull’altra nella parte alta, cioè alla sommità della cupola – centro frenico o tendineo –  mentre si aprono a raggera, passando dalla sostanza fibrosa a quella muscolare, nello scendere  verso le pareti della cupola fino a coprire l’intera base della gabbia toracica, con punti di inserzione delle fibre muscolari con le costole, con lo sterno e con le vertebre lombari.

Il centro frenico, che richiama la forma di un trifoglio, è localizzato proprio in mezzo al torace e si mantiene sospeso alla parte più alta della colonna vertebrale grazie a un insieme di legamenti – sistema sospensore del diaframma – che è in diretta connessione con il cuore e con i bronchi.

Il diaframma è un muscolo semivolontario, proprio perché, come già accennato, si contrae sia su impulso del sistema autonomo (meccanismo fisiologico della respirazione) sia per comando volontario, quando decidiamo coscientemente di inspirare.

Approfondimenti anatomici sul diaframma dimostrano che questo muscolo, innervato dal nervo frenico, ha uno spessore che ammonta mediamente a 3 mm. Inoltre, per quanto riguarda la già citata forma a cupola, sarebbe più corretto parlare di due cupole. Infatti, nella zona centrale del diaframma vi è un leggero infossamento, a direzione ventrale, che determina il costituirsi di una cupola destra ed una sinistra. Tale infossamento viene anche denominato «sella» cardiaca poiché è dovuto al rapporto del centro tendineo con il sovrastante cuore avvolto dal pericardio. Poiché il cuore è dislocato a sinistra della linea mediana, la cupola destra del diaframma risulta più ampia di quella sinistra, e in misura non indifferente. In tal modo si crea sufficiente spazio per il fegato che si colloca al di sotto della cupola destra. «L’asim­metria del diaframma corrisponde pertanto all’asimmetria dei visceri limitrofi» (Benninghoff, 1954). Sotto la cupola sinistra si trovano stomaco e milza.

Continuando ad approfondire l’anatomia del diaframma, vengono comunemente distinte tre porzioni di questo muscolo basate sulle zone d’inserzione già citate:

  1. Parte sternale, porzione più piccola e più corta del diaframma, piccolo fascio muscolare connesso con la faccia posteriore dello sterno, a livello del processo xifoideo (Atlante Giunti)

  2. Parte costale, porzione sottile ma che rappresenta la massa principale del diaframma con inserzioni sulla faccia interna delle ultime sei coste

  3. Parte lombare, la più robusta e più spessa; presenta posteriormente due voluminosi fasci fibrosi di diversa lunghezza: il pilastro destro (più lungo) s’inserisce sui dischi fibrocartilaginei presenti tra la prima, seconda, la terza e talvolta quarta vertebra lombare; il pilastro sinistro s’inserisce sul disco fibrocartilagineo presente tra le prime due vertebre lombari e a volte su quello tra la seconda e la terza. Ai lati di ciascuno dei due pilastri vi sono due arcate, quella che consente il passaggio del muscolo psoas e l’arcata attraverso la quale passa il muscolo quadrato dei lombi.

Il diaframma toracico ha tre fori, più appropriatamente chiamati orifizi:

  1. Il cosiddetto hiatus aortico per il passaggio dell’aorta, formato dalla congiunzione dei due pilastri nella loro parte superiore;

  2. Lo hiatus esophageo, punto di congiunzione tra l’esofago che sta sopra al diaframma e lo stomaco che sta al di sotto, che è un’apertura a forma di canale formato dalle stesse fibre del pilastro mediale (il più lungo);

  3. L’orifizio quadrilatero, dove passa la vena cava inferiore, situato nel centro frenico.

 

DIAFRAMMA

Il diaframma è in rapporto con organi importanti. La fascia superiore aderisce intimamente al cuore, il cui pericardio è connesso tramite i legamenti freno-pericardici. A livello costale è a contatto col sacco pleurico polmonare. Inferiormente è in gran parte tappezzato dal peritoneo (che aderisce al centro frenico) ed è collegato al fegato tramite vari legamenti; anche lo stomaco, il duodeno, la milza e il colon  sono collegati al diaframma tramite legamenti. Inoltre, nella parte posteriore, il diaframma si connette alle ghiandole surrenali, alle estremità superiori dei reni e al pancreas.2

Note
1. Nell’ambito dell’osteopatia sono considerati principalmente tre di questi diaframmi: a) Il tentorio del cervelletto (un lembo di dura madre che separa il cervelletto dai lobi occipitali del cervello), il diaframma toracico ed il diaframma pelvico (pavimento pelvico).
2. Tratto da “Postura e benessere” Giovanni Chetta