Haṃsa Libera Scuola di Hatha Yoga

Sara Cusmano

SRI CHINMOY

Prefazione

chinmoy

The way to become happy
Is to think and feel
That the very best
Is yet to come.

Il modo di essere felici
È pensare e sentire
Che il meglio
Deve ancora arrivare.

– Sri Chinmoy –

Scrivere e descrivere la vera vita di un Maestro realizzato non è possibile perché quello che ha fatto e dato a questo mondo è per lo più invisibile. È qualcosa di impalpabile, una vibrazione più elevata che ha nutrito silenziosamente il mondo mentre era in vita e in parte continua a farlo attraverso i suoi scritti e le sue opere. Anche comprendere appieno i suoi scritti è difficile perché arrivano da un’altezza che pochi sono riusciti a sperimentare. Ma comunque, per quanto il messaggio sia recepito in modo imperfetto, parte di quella luce giunge a noi facendoci percepire nuovi orizzonti.

Ho avuto la fortuna di trovarmi in presenza di Sri Chinmoy più volte mentre ancora era in vita e sentire cosa la sua presenza fisica era in grado di dare. Era come avere di fronte un sole che portava luce sulle mie oscurità. Normalmente non siamo coscienti di tanti moti interiori che abbiamo perché viviamo al buio e circondati dal buio e a questo siamo abituati. Ma quando ci troviamo davanti a qualcuno che ha raggiunto la realizzazione, che è diventato cosciente della Luce presente in lui ed è costantemente identificato con essa, allora quella Luce si diffonde anche  su chi gli sta accanto.
Quello che ho imparato durante il mio percorso interiore è però che non è indispensabile la presenza fisica per ricevere Luce dal proprio Maestro. Il mondo interiore non segue le leggi dello spazio e del tempo. La presenza fisica convince la mente e il corpo che effettivamente quella persona è lì, e forse rende più intensa l’esperienza, ma in verità tutto avviene nel mondo interiore, sia che ci si trovi a 1 metro di distanza che a 1000 km.
Quello che conta è l’aspirazione del cuore. Quando il cuore anela alla Luce, la può ricevere e vedere, diversamente si possono passare ore accanto ad un Maestro realizzato e neppure rendersene conto.

Ho scritto questa piccola biografia come tributo al mio Maestro e ringraziamento per quanto mi ha dato e quanto ancora continua a darmi con i suoi insegnamenti. La sua vita e i suoi insegnamenti sono stati un’immensa fonte di ispirazione per me per comprendere il senso della vita e la direzione verso cui camminare.

Sri Chinmoy ha dedicato la sua vita a elevare la coscienza del mondo gettando semi di pace e unità attraverso ogni sua azione. Spero che questo breve scritto possa essere fonte di ispirazione per camminare nella stessa direzione.

Breve biografia

Introduzione

Chinmoy Kumar Ghose nasce il 27 agosto 1931 a Shakpura, nel Bengala Orientale, che a quel tempo faceva parte dell’India ed ora è chiamato Bangladesh. Nel 1944, dopo la morte dei genitori, raggiunge i suoi fratelli e sorelle nell’Ashram di Sri Aurobindo nell’India del sud, dove trascorre i successivi vent’anni dedicandosi ad un’intensa pratica spirituale, meditando molte ore, scrivendo poemi e poesie, praticando sport e offrendo il suo servizio devoto. Nel 1964, durante una meditazione, riceve il Comando Interiore di trasferirsi in America, per servire il Divino in Occidente. Da quel momento fino alla sua morte, avvenuta l’11 ottobre 2007, dedica la sua vita a lavorare instancabilmente per portare la pace interiore ed esteriore nel mondo, offrendo concerti di musica ispirata, tenendo conferenze in ambito universitario e nutrendo l’aspirazione dei suoi studenti diretti. Grandi personalità come il presidente Gorbachev, Nelson Mandela, Madre Teresa di Calcutta e la Principessa Diana sono stati suoi cari amici e ammiratori.
Nel 1970 Sri Chinmoy viene invitato da U Thant, Segretario Generale delle Nazioni Unite, a guidare regolarmente meditazioni alle Nazioni Unite per diplomatici, delegati, membri dello staff di ogni nazionalità e fede religiosa.
La sua illimitata creatività è stata di ispirazione per milioni di persone tra cui famosi musicisti come Pablo Casals, Leonard Bernstein, Yehudi Menuhin e Ravi Shankar, nonché scrittori famosi come Rabindranath Tagore.
Nel corso della sua vita ha ricevuto anche molte onoreficenze importanti quali quella di ambasciatore onorario di Pace per Puerto Rico, il premio Gandhi per la pace, il premio Pellegrino di pace e molti altri. È stato anche candidato nel 2007 per il premio Nobel per la pace.
Il semplice messaggio alla base di ogni sua azione è che la pace globale ha inizio con la pace individuale, la pace nel cuore dell’uomo. Quando viviamo nel cuore sentiamo di appartenere tutti ad una stessa famiglia.

Tutti noi siamo membri
di una famiglia di unità mondiale.
Tutti insieme, come fratelli e sorelle,
stiamo camminando lungo la Strada dell’Eternità
verso l’Alba Dorata di domani.

– Sri Chinmoy –

L’infanzia a Chittagong

Sri Chinmoy nacque a Chittagong, il più giovane in una famiglia di sette figli. In attesa della sua  nascita sua madre, Yogamaya, aveva pregato Lord Krishna di poter avere come Devaki, madre dello stesso Krishna, un bambino speciale. Anche Chitta, un altro figlio, aveva ripetutamente sognato che la madre avrebbe dato alla luce un’anima di grande levatura spirituale.
Nel giorno della nascita di Chinmoy, avvenuta nella casa in campagna, la casa in città fu distrutta da un incendio, cosa che portò la nonna e pensare che fosse stata la venuta del bambino ad aver provocato il disastro. Quindi scrisse su un foglio:

Ek bhada jar
Ut put tar

“le persone nate nel mese di agosto provocano un grande scompiglio”. Ma Yogamaya non era d’accordo e compose un altro poema:

Ek bhada jar
Sonar madal tar

“chi nasce nel mese di agosto è destinato a suonare il piccolo tamburo suonato dagli dei cosmici in Cielo”.
Per questo fu dato il nome Madal al bambino.

Chitta dà il nome a suo fratello

Nel 1933 tutta la famiglia di Madal andò a trovare Hriday, il fratello maggiore, nell’Ashram di Sri Aurobindo a Pondicherry. In quella occasione il segretario dell’Ashram, Nolini Kanta Gupta, volle sapere il vero nome di Madal, capendo che era solo un soprannome. Chitta, lo stesso che sognava del fratellino mentre la mamma era incinta, sentì all’improvviso una voce risuonare dentro il suo cuore “Chinmoy, Chinmoy”, e quello divenne il nuovo nome di Madal. Il significato è ‘colui che è ricolmo di coscienza divina, di coscienza onnipervadente’.

Dentro gli occhi della tigre

Madal era solito trascorrere del tempo a casa dello zio materno. Il paesino era circondato da montagne che Madal amava molto. D’abitudine non si addentrava nella boscaglia ma un giorno, preso dalla curiosità, decise di avventurarsi in mezzo agli alberi fino ad incontrarne uno carico di frutti di cui il bambino era ghiotto. Decise perciò di arrampicarsi sull’albero per raccoglierne qualcuno, ma al momento di scendere si trovò di fronte una grande tigre. Paralizzato dalla paura, guardò l’animale dritto negli occhi e vide in essi il riflesso degli occhi di sua madre. Più guardava la tigre, più sentiva che gli trasmetteva l’amore di sua madre.
Dopo qualche minuto riuscì infine a muoversi molto lentamente per poi correre velocissimo verso il villaggio a raccontare l’accaduto allo zio.
Poco dopo, senza preavviso, arrivò Yogamaya a trovare il figlio, dicendo di aver sognato che una grossa tigre lo aveva ucciso.

La morte di Yogamaya

Il padre di Madal, Shashi Kumar Ghosh, morì quando il bambino aveva undici anni e mezzo, e pochi mesi dopo venne a mancare anche la mamma.
La notte della morte d’improvviso la stanza di Madal fu invasa di luce e l’anima di sua madre si presentò a lui e gli parlò “Non preoccuparti, tutto andrà bene, d’ora in poi ti aiuterò in modo diverso. Presto andrete a vivere nell’Ashram di Sri Aurobindo e la Madre Divina si prenderà cura di voi.”

La vita nell’Ashram di Sri Aurobindo

“Per vent’anni rimasi sotto la guida benedicente di Sri Aurobindo e della Madre. Dal 1944 al 1964 ho studiato, pregato, partecipato alle attività sportive, meditato e lavorato nei diversi dipartimenti dell’Ashram. Alla fine ho lavorato come segretario del Segretario Generale dell’Ashram, Nolini Kanta Gupta, che era un grande sapiente.”

Nel 1944 Chinmoy si trasferì nell’Ashram, dove si dimostrò essere un ottimo studente e un grande atleta. Una volta all’anno si teneva ‘La giornata dello sport’, evento in cui Chinmoy eccelleva sempre, vincendo numerosi trofei. Stranamente per tutti non si emozionava mai prima di una gara. Un anno, il giorno prima della gara, disse a se stesso “Quest’anno farò in modo di provare le stesse sofferenze di coloro che rimangono indietro nella corsa, voglio sentire quanto soffrono. Per tanti anni ho avuto la gioia di essere il campione, ora voglio identificarmi con quelli che perdono.” Perciò si fece venire la febbre e arrivò alla gara completamente digiuno, debole e sofferente. Si posizionò sulla linea di partenza, ma non appena lo starter pronunciò il via, Chinmoy partì come un fulmine. Qualcosa muoveva le sue braccia e gambe, e corse più velocemente di quanto non avesse mai fatto.
Evidentemente la Volontà divina non era quella di vederlo perdere!

“Alzati e medita”

Alla sera Chinmoy arrivava letteralmente esausto dopo la pratica sportiva, ma una notte successe un evento curioso. Nel pieno del sonno fu svegliato da qualcuno che lo pizzicava: era Sri Aurobindo, nel suo corpo sottile che lo esortava ad alzarsi per meditare. Chinmoy guardò l’orologio, erano le due e sette minuti, e si sentiva ancora molto stanco. Nonostante ciò obbedì al suo Maestro e si sedette a meditare, e vide interiormente che il suo Maestro lo stava istruendo.
Per quattro notti consecutive successe lo stesso, dopodiché non ci fu più bisogno dell’aiuto di Sri Aurobindo per svegliarsi. Era tale la gioia che riceveva da quelle meditazioni notturne, che Chinmoy iniziò ad alzarsi spontaneamente alle due e sette minuti tutte le notti.

La morte di Sri Aurobindo

Quattro volte all’anno la Madre e Sri Aurobindo erano soliti offrire il loro darshan ai devoti. Il 24 novembre del 1950, quando Chinmoy entrò nella stanza del Maestro per ricevere la benedizione, sentì che Sri Aurobindo stava sopportando una grande sofferenza e che presto qualcosa di molto serio sarebbe accaduto.
Il 5 dicembre 1950 Sri Aurobindo lasciò il corpo. Chinmoy non dimenticò mai questi ultimi momenti passati con lui.

Il permesso di meditare nella stanza di Sri Aurobindo

Un giorno di maggio, nel 1958, Chinmoy ricevette la notizia di poter meditare nella camera di Sri Aurobindo. La notizia gliela diede Champaklal, assistente personale della Madre “Chinmoy, da domani la Madre vuole che tu venga tutte le mattine alle sei a meditare davanti o dentro la stanza di Sri Aurobindo, nella stanza in cui i Maestri erano soliti offrire il darshan quattro volte l’anno. La Madre ha detto che puoi stare quanto vuoi, tu sei il solo cui è stata data questa concessione.”
E così fece dal giorno successivo, rimanendo nella sala per oltre due ore.

Gli scritti di Nolini

Nolini Kanta Gupta, segretario personale di Sri Aurobindo, fu uno scrittore molto prolifico e profondo. Avendo notato Chinmoy fare il lavapiatti come servizio volontario nell’Ashram, e non approvando quella posizione per lui, decise di promuoverlo a suo segretario personale “Qui ci sono centinaia di schede, devi esaminarle tutte e tradurle regolarmente dal bengalese all’inglese. Ogni mese qualcosa deve essere pubblicato su Madre India.” Così Chinmoy iniziò il suo nuovo lavoro, che durò dal 1958 al 1964, lavoro per cui fu estremamente riconoscente.

Il Comando Interiore

Un giorno, mentre si trovava in profonda meditazione, Chinmoy ricevette un Comando Interiore dal Supremo di andare in Occidente per essere di servizio ai cercatori che aspiravano. Per poter partire per l’America aveva bisogno di un documento di identità, senza il quale non gli sarebbe stato rilasciato il passaporto per partire. I giorni passavano e il documento non arrivava. Triste per non poter seguire il Comando Interiore, Chinmoy pregò davanti al ritratto di Sarada Devi “Madre, ti prego, aiutami, senza quel documento non posso partire per l’America!”
Vide la presenza vivente di Sarada Devi dentro al ritratto dirgli “Domani lo avrai!”
“Madre, domani è domenica, gli uffici sono chiusi.”
“Va là, non preoccuparti!”
Il mattino seguente Chinmoy andò all’ufficio passaporti. Tutto era chiuso ma comunque salì le scale fino alla porta d’ingresso. All’improvviso una giovane donna tamil aprì la porta e gli chiese “Siete il signor Ghose?”
“Sì”
“Questi sono documento di identità e passaporto.” Quindi chiuse la porta e tornò dentro. Gli occhi di Chinmoy erano colmi di lacrime di gratitudine. Grazie a Sarada Devi poteva partire per l’America.

L’arrivo in America

Chinmoy arrivò a New York il 13 aprile 1964. Da giugno del 1964 fino a giugno del 1967 lavorò come Giovane Assistente Consolare nella Sezione Visa e Passaporti del Consolato Generale Indiano.

Nel giugno del 1965 la Società Asiatica organizzò un programma speciale sull’India e a Chinmoy fu affidato il compito di mettere in musica ed eseguire alcuni poemi di antichi poeti bengalesi. Chinmoy cantò al Museo Guggenheim e tutti i presenti ammirarono moltissimo la profondità del suo canto. All’uscita dal Museo, Chinmoy vide Lord Krishna danzare in strada perché tutti i canti eseguiti erano dedicati a Lui e alla sua amata Radha.
Nello stesso anno Chinmoy tenne anche la sua prima conferenza intitolata “Induismo: il viaggio dell’Anima Indiana.” tenuta presso una sinagoga ebrea per volere esplicito del rabbino, con l’intento di offrire uno spunto di riflessione sull’Induismo. Sri Chinmoy, come sarà da quel momento in poi conosciuto, concluse il suo illuminante discorso con queste parole “Conoscere l’Induismo è scoprire l’India, scoprire l’India è sentire il respiro dell’anima, sentire il respiro dell’anima è diventare uno con Dio.” Un piccolo gruppo di sinceri cercatori iniziò a dimostrare interesse per la sua filosofia.

La missione inizia

Il 27 agosto 1965, giorno del suo 34esimo compleanno, fece la sua comparsa il primo numero della rivista AUM, un piccolo periodico contenente gli scritti di Sri Chinmoy. L’editore della rivista era Alo Devi Siddha, sua compagna spirituale che tutt’ora, dopo la morte del Maestro, si occupa di portarne avanti la missione.

Agli inizi del 1967 uno degli studenti di Sri Chinmoy lo fotografò mentre si trovava in uno stato di coscienza molto elevata. Questa foto sacra è ora conosciuta come ‘Foto Trascendentale’ e viene usata da tutti gli studenti per favorire la meditazione, attraverso l’identificazione con la coscienza presente in essa. Per questo motivo è in bianco e nero, lo scopo non è meditare sulla persona fotografata, ma sulla coscienza che veicola.
Il 27 agosto dello stesso anno Sri Chinmoy compose ‘L’Invocazione’, un canto che ogni studente esegue a mani giunte ogni giorno.

Supremo, Supremo, Supremo!
Mi inchino a Te, mi inchino.
La mia vita, il Tuo aratro d’oro.
La meta del mio viaggio, il Tuo Sogno sublime.
Supremo, Supremo, Supremo!
Mi inchino a Te, mi inchino.
Supremo, io sono la Tua Grazia splendente.
Il mio mondo, i Tuoi Piedi di Luce.
Il mio respiro, l’aquilone della Tua Visione.
Tu sei una Verità, una Vita, un Volto.
Supremo, Supremo, Supremo.
Mi inchino a Te, mi inchino.

Il 13 giugno 1967 Sri Chinmoy si dimise dal Consolato Indiano per dedicarsi completamente alla sua missione che stava rapidamente crescendo.