3. “Perché Socrate voleva bandire i poeti dalla sua Repubblica?” – ovvero perché il potere creativo della mente ha sempre suscitato una gran paura?
L’interrogativo del titolo è preso a prestito dalla celeberrima opera di Graves1 che definisce come “poesia magica” un linguaggio simbolico in stretta relazione con cerimonie religiose in onore della dea-Luna o Musa. “Questa lingua fu manomessa verso la fine dell’epoca minoica, allorché invasori provenienti dall’Asia centrale cominciarono a sostituire alle istituzioni matrilineari quelle patriarcali, rimodellando o falsificando i miti per giustificare i mutamenti della società. Poi giunsero i primi filosofi greci, fortemente ostili alla poesia magica, nella quale ravvisavano una minaccia per la nuova religione della logica. Sotto la loro influenza venne elaborato un linguaggio poetico razionale (che oggi chiamiamo classico) in onore del loro patrono Apollo, linguaggio che fu imposto al mondo come il non plus ultra dell’illuminazione spirituale.”
Platone2 nel suo progetto di città ideale, fa pronunciare a Socrate3 una decisa condanna della poesia in quanto stimolo e rinforzo per una pericolosa emotività: “La parte dell’anima che nelle nostre private disgrazie ci sforziamo di tenere a freno e che ha sete di lacrime e che vorrebbe lamentarsi e sospirare a suo agio, essendo questa la sua natura, è proprio quella cui i poeti procurano soddisfazione e compiacimento… Riguardo all’amore, alla collera e a tutti i movimenti dolorosi o piacevoli dell’anima, che sono inseparabili da ogni nostra azione, si può dire che gli stessi effetti produca l’imitazione poetica: giacchè mentre bisognerebbe inaridirli essa li innaffia e nutrisce e così rende padrone di noi quelle facoltà che dovrebbero invece ubbidire affinché noi divenissimo più felici e migliori”. Per Platone quindi poesia, ovvero partecipazione emotiva, e filosofia, ovvero intelletto/raziocinio, si situavano agli antipodi. Non poteva esistere conoscenza qualora ci si lasciasse trasportare dall’emozione.
Per Aristotele, invece, la poesia possedeva il dono di poter esprimere l’Universale, ovvero di poter cogliere l’essenza necessaria, la Verità delle cose nel dominio che le è proprio, ovvero quello dei fatti umani. L’imitazione poetica aveva pertanto una validità conoscitiva, anche se per sua natura diversa e inferiore a quella intellettuale-filosofica.
Hegel in seguito conferì alla tesi aristotelica l’espressione che ha dato i natali alla poesia romantica e all’estetica moderna: “La poesia è la rappresentazione originaria del Vero, è il sapere nel quale l’Universale non è ancora stato separato dalla sua esistenza vivente nel particolare, nel quale la legge e il fenomeno, lo scopo e il mezzo non sono ancora stati contrapposti l’un l’altro. Perciò la poesia non si limita ad esprimere attraverso l’immagine un contenuto che è già conosciuto per sé nella sua universalità, ma all’opposto, conformemente al suo concetto immediato, essa rimane nell’Unità sostanziale nella quale non è ancora stata fatta una tale separazione o stabilito un tale rapporto”4. Per Hegel comunque la poesia, pur appartenendo, come visto, alla sfera della Verità assoluta, rimaneva ancora subordinata alla filosofia, poiché la vera natura dell’Idea si rivela alla ragione nell’universalità del concetto e non nell’immediatezza dell’immagine.
Solo con l’estetica espressa da Benedetto Croce, invece, verrà completamente ristabilita la priorità dell’arte rispetto alla conoscenza intellettuale: “La poesia riannoda il particolare all’universale, accoglie superandoli del pari dolore e piacere e di sopra il cozzare delle parti contro le parti, innalza la visione delle parti nel tutto, sul contrasto l’armonia, sull’angustia del finito la distesa dell’infinito. Questa impronta di universalità e di totalità è il suo carattere”5.
Allo stesso modo la poesia era stata per Schiller espressione di Verità assoluta, arrivando addirittura ad affermare che “l’unico vero uomo è il poeta e nei suoi confronti il miglior filosofo è solo una caricatura”6. Per Schelling la facoltà poetica realizzava l’unità dell’attività conscia e di quella inconscia, rivelando così la natura dell’Io assoluto: “Ciò che chiamiamo natura è un poema, chiuso in caratteri misteriosi e mirabili”7.
Con Heidegger e la filosofia contemporanea, la poesia viene vista come l’essenza di tutte le cose. Non è la poesia che riceve il linguaggio come materia da manipolare, bensì è essa stessa a rendere possibile il linguaggio. “Come linguaggio originario, pertanto, la poesia è la verità stessa, vale a dire la manifestazione o svelamento dell’Essere.”8
Ma è Eliot che “chiude il cerchio” e che sembra rivolgersi direttamente a Platone/Socrate, come in un dialogo immaginario che attraversi i millenni, quando afferma che “la poesia non è un libero movimento dell’emozione ma una fuga dall’emozione; non è l’espressione della personalità, ma la fuga dalla personalità… L’emozione dell’arte è impersonale. E il poeta non può raggiungere questa impersonalità senza arrendersi interamente all’opera che dev’essere fatta”9. All’accusa lanciata da Platone nei confronti della pericolosa emotività soggettiva cui la poesia offrirebbe asilo, il mondo moderno risponde dunque che la poesia è una liberazione dalle emozioni proprio per il mezzo dell’emozione da essa evocata. Il poeta si abbandona completamente alla sua opera, si lascia andare con fiducia tra le braccia della sua Musa, facendo solo ciò che Lei gli chiede di fare. Da questa unione nasce una via di liberazione, di trascendenza, che è via per il poeta, ma anche per l’umanità intera.
Una libera azione creativa che, come si è visto, per sua stessa natura non crea nodi karmici, non accumula debiti di generazione in generazione, è un’azione che possiede un dirompente valore liberatorio. La mente infatti, attraverso l’immaginazione, è in grado di vedere strade e vie d’uscita anche laddove vengono invece costruite delle gabbie. La mente ha il potere di creare percorsi di evoluzione e poi di percorrerli, per quanto tortuosi e labirintici essi possano essere. Il potere di una libera azione creativa è esplosivo perché trae la sua forza da ciò che di più intimo e vero risiede in noi, dalla nostra Musa interiore. Secondo Graves, infatti, “la funzione della poesia è l’invocazione religiosa alla Musa”.
E se la poesia è una libera azione, è anche, giocando di allitterazione, una liberazione! Nessun poeta è dunque schiavo, nessun poeta è servo o sottoposto o inferiore o paria. L’uomo-poeta, l’uomo che risponde solo alla sua Musa, non ha una patria da difendere, perché la sua Musa è la sua sola patria. L’uomo-poeta non ha un padrone da servire perché la sua Musa già lo possiede completamente10.
Ecco perché il poeta non trova posto in nessuna Repubblica.
4. Yogasana e pranayama per stimolare l’immaginazione poetica – ovvero di come lo yoga aiuta a diventare poeti e di come la poesia aiuta la pratica dello yoga
Scrive ancora Graves: “Benché riconosciuta come professione dotta, la poesia è l’unica alla quale non ci si prepari in appositi istituti d’istruzione e che non possa invocare alcun metro di giudizio, anche rozzo, come misura dell’abilità tecnica.”
Posto dunque che poeta non si diventa, è possibile però ipotizzare che, con la pratica di posizioni, di respirazioni e di altre tecniche proprie dello yoga, come i mantra e le mudra, la creatività poetica possa essere validamente stimolata.
Secondo la fisiologia dello yoga, infatti, il nostro organismo è attraversato da una fitta rete di nadi, ovvero di linee o canali energetici deputati al trasporto del prana o energia vitale. Incontrandosi due nadi, si forma un chakra. Nella terminologia dello yoga, chakra indica una particolare struttura magnetica di concentrazione dell’energia sottile che appare, alla percezione interiore, come un vortice colorato, una ruota o nucleo vorticante, come indicato appunto dal suo nome sanscrito. Tra i tanti chakra presenti lungo le migliaia di nadi del nostro corpo, i principali, o evolutivi, sono sette e sono situati in corrispondenza della colonna vertebrale in contatto diretto con il sistema nervoso centrale e con quello endocrino. Le pratiche proprie dello yoga sono finalizzate al risveglio e all’armoniosa fioritura dei chakra.
Tra le “arterie” di scorrimento del prana, tre sono fondamentali per la pratica dello yoga: Susumna Nadi il cui percorso è interno alla colonna vertebrale e Ida e Pingala Nadi, tra loro simmetriche e opposte, che hanno la funzione di polarizzare l’energia rendendola dinamica. La vita, infatti, scaturisce dalla polarità11: elemento passivo ed elemento attivo, femminile e maschile, fecondato e fecondante, acqua e fuoco. La dualità è anche il metodo, attraverso coppie di opposti puri, con cui la nostra mente conosce il mondo: sé-non sé, limitato-non limitato, pari-dispari, uno-tanti, fermo-mosso, dritto-curvo, dentro-fuori, davanti-dietro, sopra-sotto, caldo-freddo, giorno-notte, vero-falso, buono-cattivo, …
Pingala Nadi è collegata alla respirazione attraverso la narice destra; è solare, attiva, corrisponde al sistema nervoso simpatico e “favorisce il pensiero logico e razionale, oltre che l’azione finalizzata ad uno scopo”12. Ida Nadi, al contrario, è collegata alla respirazione attraverso la narice sinistra; è lunare, passiva, corrisponde al sistema nervoso parasimpatico e “stimola la creatività artistica, l’introversione e l’autoanalisi, la ricettività e le funzioni intuitive della mente”13.
La società competitiva, efficientista ed eccessivamente razionale in cui viviamo ci chiede in continuazione di esercitare le facoltà correlate al nostro lato più attivo e maschile, a scapito di quelle più femminili e introspettive. Viviamo sempre rivolti all’esterno volgendo all’intorno uno sguardo attento, predatorio o difensivo, ma comunque vigile. Le nostre azioni, eternamente schiave di un imperativo, di un dovere, mancano completamente della connotazione di libertà che, come visto, è la condizione necessaria al fare poesia.
La realizzazione di pranayama e di asana che hanno il potere di purificare il prana e di riequilibrare lo scorrimento dell’energia sottile in entrambi i canali polarizzati favoriscono l’attivazione di Susumna Nadi conil conseguente accesso ad una dimensione più spirituale e meditativa. Si sviluppa così una sensibilità più acuta che permette finalmente di accedere alla nostra interiorità. Qui si celano le immagini elaborate dal nostro Vero Sé: portarle alla luce è compito dello yogi, così come del poeta. Il primo le sublimerà in uno stato di perfetta coscienza, equilibrio ed unità. Il secondo le plasmerà nell’infinita gamma di sfumature possibili della creazione artistica.
I chakra evolutivi principalmente riferiti all’attività poetica sono i chakra “alti”, ovvero dal quinto al settimo, Vishudda, Ajna e Sahasrara, in quanto direttamente in relazione rispettivamente all’elemento etere, alla mente e alla pura consapevolezza. Sono anche i chakra in cui l’energia si riveste di una qualità, o guna, più sattvica, ossia più leggera e pura, meno legata al mondo materiale e della necessità e quindi più libera. Vishudda dà voce alla nostra anima; Ajna è correlato a tutte le capacità e poteri della nostra mente e Sahasrara ci collega con una dimensione trascendente, con il divino Assoluto cui dedicare la nostra libera azione creativa.
Il sesto chakra è anche in stretta correlazione con il secondo. Svādhisthāna rappresenta la creatività che sa attingere a quell’enorme serbatoio di immagini e di pensieri non ancora formulati/formalizzati che è il nostro inconscio, “l’inconscio collettivo e i più antichi sogni e miti dell’umanità”14.
Si presentano di seguito alcuni suggerimenti per la pratica yoga. Si tratta di posture o di esercizi di respirazione che lavorano direttamente su questi centri di energia e sulla polarizzazione del prana:
esercizio fondamentale per la purificazione delle nadi, Nadi Shodana Pranayama, è la base di molte altre tecniche di consapevolezza e di controllo dei ritmi del respiro. “Questo pranayama rappresenta la base dell’azione sulla polarità a livello pranico e realizza la sintesi dinamica delle due polarità”15. Per ottenere un effetto calmante, abbassando il ritmo cardiaco e attivando quindi Ida Nadi e il sistema parasimpatico, è consigliato praticare Nadi Shodana prolungando la fase di espirazione;
la percezione del sottile movimento del respiro nell’area clavicolare, ovvero nella parte apicale dei polmoni, pone il praticante in relazione con il piano simbolico “nutrendo direttamente le funzioni intelletive e il pensiero”16;
Adi Mudra, o Gesto del Principio Universale, detto anche Gesto della coscienza dell’unità primordiale, può accompagnare la pratica della respirazione clavicolare; “favorisce, infatti, la concentrazione del prana dell’area clavicolare e del capo (quinto, sesto e settimo chakra) e rappresenta il finito nell’infinito. Aiuta inoltre a mantenere coscienza di sé anche in stato di totale abbandono” 17. Questo mudra si accompagna anche alla vocalizzazione del bija mantra “eMmmm…”, ascoltando la vibrazione del suono che si diffonde dalla linea delle ascelle a quella della fronte;
Prana-Apana Asana di Maurizio Morelli “aiuta ad approfondire la respirazione e a renderla sincronica con il movimento18”. L’esecuzione in modo fluido e sincronico della postura richiede attenzione e consapevolezza; inoltre l’asana bilancia i due respiri dinamici del corpo e, di conseguenza, tutto l’insieme psicofisico ne trae beneficio;
quiete, lucidità della mente e collegamento con gli strati di coscienza più profondi e primordiali si ottengono con la pratica regolare della respirazione addominale, in particolare con la sua realizzazione in posizione di quadrupedia. Un’inspirazione più rapida e, di contro, un’espirazione lenta e fluida rallentano le frequenze mentali, ricreando quello stato di profondo rilassamento psico-fisico che di norma caratterizza il dormiveglia19. Una nitida percezione della qualità del respiro nell’area addominale, si ottiene anche assumendo, in posizione seduta, Cin Mudra, “Gesto della coscienza”, e vocalizzando nell’espirazione il suono “Aaaa…” che vibra nell’area dal basso addome alla linea diaframmatica;
Paschimottana Asana, ovvero posizione della “Distensione posteriore” o “di allungamento del dorso”, oltre ad essere una delle posture fondamentali dello hatha yoga, calma la mente, porta la consapevolezza fisica sul rilassamento dei muscoli della schiena e delle gambe e sulla respirazione che diviene via via più lenta; riporta la coscienza al Vero Sé interiore e agisce direttamente su Svādhisthāna chakra;
in sequenza alla posizione precedente di flessione in avanti sono di norma consigliate Bhujanga Asana, posizione del Serpente o Cobra, o Matsya Asana, posizione del Pesce, anche nelle loro versioni facilitate. Entrambe posture di estensione, la prima migliora e approfondisce la respirazione e stimola in modo particolare la concentrazione del prana nell’area pelvica, lavorando così sul secondo chakra; la seconda attiva invece l’energia a livello dei chakra alti;
Salabha Asana, posizione della Locusta, anche nella variazione ardha e dinamica, svolge un’azione depurativa e riequilibra le funzioni dell’apparato uro-genitale rilasciando le tensioni nell’area pelvica e stimolando così anch’essa Svādhisthāna;
Supta Vajra Asana, il “Fulmine rivesciato” o “Fulmine dormiente”, porta la consapevolezza fisica sulla sommità del capo, come avviene per tutte le asana capovolte, ma contemporaneamente anche all’area della gola, creando così un collegamento diretto tra quinto e settimo chakra; regala pertanto la capacità di interpretazione dei simboli e dei sogni, rilassa il sistema nervoso, migliora l’integrazione corpo-psiche e sublima l’energia sessuale in energia spirituale. La parola sanscrita vajra, infatti, si riferisce al nervo, e quindi al percorso energetico, che connette gli organi sessuali al cervello20;
sempre tra le asana capovolte, Prasarita Pada Uttana Asana, “Estesa tra i piedi” o “posizione con appoggio sulla testa”, aiuta la capacità di concentrazione, fornendo un maggior afflusso di sangue al cervello e costituisce sia una posizione preliminare a Shirsasana, sia una valida alternativa ad essa. Per entrambe le posture infatti la consapevolezza spirituale è potentemente focalizzata sul settimo chakra.
Si dà anche il caso contrario in cui è il linguaggio poetico, grazie alla sua capacità di evocare e di veicolare immagini potenti per la mente e la psiche, ad essere di stimolo alla realizzazione di un’asana:
tra gli esercizi dinamici di respirazione yoga, cito ad esempio, “Sole sorge e tramonta”, ideato da Maurizio Morelli, in cui la “visualizzazione del sole che nasce e che tramonta all’orizzonte è fondamentale per l’efficacia dell’esercizio”, sostenendo la sinergia di respiro e di movimento. Si crea così un’azione molto intensa a livello psicosomatico; “attraverso l’immagine psichica integrata con il movimento, l’aspetto polare della luce e della vita entra sino nel nucleo delle cellule”21;
la fertile associazione tra postura yoga e poesia si rende particolarmente evidente nella realizzazione di un’asana di profondo rilassamento, Hastapada Baddha Asana, l’”Ostrica” o “posizione delle mani e dei piedi uniti”. Essendo un invito ad una momentanea, ma completa, rinuncia ad ogni azione, “rilassa e favorisce una profonda interiorizzazione, il silenzio mentale e la consapevolezza di se stessi22”. La pratica di quest’asana può essere valorizzata dall’ascolto di “Diving” , “Tuffarsi”, di Charlotte Brontë
Guarda dentro di te e dimmi cosa vedi;
Immergiti, non temere il buio portato dalle onde;
canta tra i flutti, e raccogli perle per me;
si, sempre più in fondo; li troverai la luce.
un sonetto di John Donne può essere letto o richiamato alla mente durante la pratica di asana di vigorosa e decisa estensione indietro come nel caso di Ustra Asana, il “Cammello”,
Sfascia il mio cuore, Dio in tre persone! Per ora
tu solo bussi, aliti, risplendi
e tenti di emendare. Ma perché io sorga e regga,
tu rovesciami e piega la tua forza
a spezzarmi, ad esplodermi, bruciarmi e farmi nuovo.
Usurpata città, dovuta ad altri, io mi provo
a farti entrare, ma oh, senza fortuna.
La ragione, in me tuo vicerè, mi dovrebbe difendere ma è
prigioniera o si mostra molle o infida.
Pure teneramente io t’amo e vorrei essere
riamato. Ma fui promesso al tuo nemico.
Divorziami, disciogli, spezza il nodo,
rapiscimi, imprigionami: se tu
non m’incateni non sarò mai libero,
casto mai se tu non mi violenti.23
versi in poesia, o brani di prosa particolarmente lirici e intensi, possono accompagnare anche il momento di rilassamento finale in Shavasana. Mentre la consapevolezza fisica si pone sul rilassamento di tutte le membra del corpo e sul ritmo naturale della respirazione, quella spirituale si volge al “terzo occhio”, o occhio interiore, soglia mistica che conduce ad un mondo in cui il concetto di tempo non ha lo stesso significato che ha abitualmente nella nostra indaffarata quotidianità.
“Non sapevo” pensò ”di poter provare quello che provo ora. E nemmeno che una cosa simile potesse accadermi. Sarei contento di averla tutta la vita.” “L’avrai tutta la vita” disse l’altra parte di lui. “L’avrai. L’hai adesso, e questo è tutta la tua vita: adesso. Non c’è nient’altro che ora. Non c’é né ieri, certo, né un domani. Che età vuoi raggiungere prima di capirlo? Esiste solo ora… 24.
1 Graves, 2007
2 Rep., X, 606 a-d
3 Si tratta però di un Socrate che, come molti studiosi hanno osservato, è molto diverso da quello degli altri dialoghi di Platone.
4 La fenomenologia dello spirito, 1807
5 La poesia, 1936
6 Carteggio Goethe-Schiller, 7.1.1795
7 Sistema dell’idealismo trascendentale, 1800
8 In cammino verso il linguaggio, 1973
9 The Sacred Wood, 1920
10 “Essa vuole essere servita a tempo pieno o non essere servita affatto” ci avverte Graves.
11 Si veda anche il simbolismo dello yin e dello yang della tradizione taoista.
12 Morelli, 2008
13 Morelli, 2008
14 Morelli, Dispense di lezioni riservate agli studenti della Libera Scuola di Hatha Yoga Hamsa
15 Morelli, scheda in www.thisisyoga.org
16 Morelli, 2006
17 Morelli, scheda Grande Respirazione/Maha Pranayama in www.thisisyoga.org
18 Morelli, scheda in www.thisisyoga.org
19 Si tratta del ritmo alfa che viene registrato su soggetti svegli, ma completamenti rilassati.
20 Satyananda, 2013
21 Morelli, si veda scheda “Sole sorge e tramonta” in www.thisisyoga.org
22 Morelli, scheda in www.thisisyoga.org
23 Donne – Sonetti sacri XIV
24 Tratto da Per chi suona la campana di Hemingway.