Sia onore a Kapila che, mosso a compassione verso l’umanità immersa nel mare della non conoscenza, rivelò la via della salvezza attraverso il Samkhya. Per il bene degli adepti viene qui esposta questa scienza presentandone cause, conclusioni e prove.
Kapila il saggio, a cui si rimanda questo testo, era figlio di Brahma. Rivelò la scienza dei 25 principi al Brahmano Asuri.
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In conseguenza del triplice dolore (Duhkha) nasce il desiderio di conoscere i mezzi atti a contrastare tale oppressione. Se si obietta che questo è inutile esistendo per questo mezzi evidenti, risponderemmo che ciò è errato, avendo tali mezzi un valore relativo e non essendo definitivi.
Il dolore è interno (fisico e mentale), esterno (causato da altri o da eventi naturali) e divino (esseri soprannaturali, Dei). I mezzi evidenti hanno effetto limitato e durata limitata, qui si cerca un mezzo definitivo, la conoscenza dei 25 principi.
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I mezzi rivelati sono come quelli ordinari in quanto comportano impurità, esaurimento e squilibrio. Superiore ai mezzi rivelati è quello che si consegue in conseguenza della conoscenza discriminativa (Vijnana) del manifesto, dell’immanifesto e del conoscente.
Mezzi rivelati (dai Veda) sono poco efficaci e non definitivi. Anche gli dei sono soggetti al Samsara e al Karma. Elementi del manifesto sono Buddhi, Ahamkara, i 5 Tanmatra, i 5 Bhuta, gli 11 sensi (Manas, 5 Jnanendrya, 5 Karmendrya). L’immanifesto è Prakriti, il conoscente Purusha .
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Prakriti non è prodotta, i 7 principi (Tattva) successivi ovvero Buddhi, Ahamkara e i 5 Tanmatra, sono prodotti e produttori; gli altri 16 sono esclusivamente prodotti. Purusha non è prodotto ne produttore.
Gli altri 16 … Manas, 5 Jnanaendriya, 5 Karmaendiya, 5 Butha
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La percezione sensoriale, l’inferenza (deduzione) e la parola degna di fede (testimonianza attendibile) sono i 3 mezzi di retta conoscenza, dal momento che includono tutti gli altri possibili; è in forza di tali mezzi che si stabilisce in modo veritiero il conoscibile.
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La percezione consiste nella determinazione dei vari oggetti per mezzo dei sensi. L’inferenza, triplice, deve essere preceduta dal segno caratterizzante e dall’oggetto che la caratterizza. La parola degna di fede è la rivelazione (Veda).
Inferenza:
a priori: vedendo nuvole nere che si addensano ne deduciamo (prevediamo) che presto pioverà
a posteriori: vedendo pozzanghere ne deduciamo che sia piovuto
fondata sull’osservazione generale: il moto delle nuvole ci conferma l’esistenza di un vento
… preceduta dal segno caratterizzante: vedendo un cappello su un appendino ne deduciamo che esista un uomo che lo porta
… preceduta dall’oggetto che la caratterizza: vedendo un appendino ne deduciamo che esista qualcuno che li appende i suoi abiti o il cappello
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Il sovrasensibile è provato attraverso l’inferenza a posteriori e a quella basata sull’osservazione generale, ciò che sfugge e non è visibile direttamente si afferma grazie alla parola degna di fede (Veda).
Il sovrasensibile sono la Prakriti e Purusha , non percepibili attraverso i sensi. L’esistenza della Prakriti si deduce dall’oggetto caratterizzante che è il manifesto. Essendo il manifesto e la Prakriti insenzienti e pur apparendo come tali (senzienti) si postula la necessità di un principio altro, Purusha.
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Eccessiva distanza o vicinanza, limitazione sensoriale, distrazione, sottigliezza, interposizione, soppressione e commistione con oggetti omogenei impediscono la percezione.
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Prakriti non è percepita per la sua sottigliezza, non per la sua inesistenza. Possiamo dedurre la sua esistenza dai suoi effetti, costituiti dalla serie dei vari principi, primo Buddhi: questi sono, rispetto alla Prakriti, conformi e difformi.
Conformi e difformi: come i figli somigliano a volte ai genitori e altre no, così avviene per gli oggetti del manifesto
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Considerato che l’inesistente non può essere prodotto, che si sceglie il materiale in quanto un oggetto non può essere prodotto da un qualsivoglia altro, che una cosa può essere realizzata solo da chi ha la capacità di farla, che l’effetto è coesistente nella causa: in base a tutto questo affermiamo che l’effetto preesiste nella causa.
… l’inesistente non può essere prodotto: l’effetto preesiste nella propria causa
… il materiale: per fare l’olio ci vogliono le olive
… ci vuole la capacità di farla: strumenti, materiale e abilità specifica sono necessarie a realizzare qualsiasi oggetto
… l’effetto preesiste nella causa: la mente e gli altri oggetti sono pre-esistenti in Prakriti.
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Il manifesto è causato, non eterno, non pervadente, attivo (mobile), molteplice, basato, dissolubile, costituito di parti, dipendente. L’immanifesto è il contrario.
… è causato: origina da Prakriti, che contiene a priori ogni manifestazione.
… non eterno: ciò che nasce ha sempre una fine, esiste nel tempo
… non pervadente: è limitato, con include il tutto
… attivo: si trasforma
… molteplice: composto da più elementi
… basato: ha origine in altro
… dissolubile: si disgrega ad ogni istante
… costituito da parti: riprende il concetto di molteplice
… dipendente: il suo potere nasce dalla Prakriti
L’immanifesto è il contrario: non essendovi nulla prima di Prakriti, essa è non causata, eterna, pervadente, passiva, non basata, indissolubile, indipendente.
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Il manifesto è sotto l’influsso (caratterizzato) dei 3 elementi costitutivi (Guna), è indiscriminato (indistinto), oggettivo, generale, non senziente, produttivo. Tale è anche Prakriti. Purusha è da un lato il contrario, dall’altro conforme.
… 3 elementi: Tamas, Rajas e Sattva
… oggettivo: distinto dal soggetto fruitore (Purusha)
… generale: comuni a tutte le individualità
… non senziente: non avverte gioia, dolore, offuscamento
… il contrario: è fuori dall’azione dei 3 Guna; inoltre è senziente, soggettivo, discriminate, percettivo, consapevole, improduttivo
… conforme: come Prakriti anche Purusha è ingenerato, preesistente
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I 3 guna contengono in essenza il piacere (Sattva), il dolore (Rajas) e l’offuscamento (anche torpore, Tamas) e la capacità intrinseca, il potere, di illuminare (Sattva), attivare (Rajas) e limitare (Tamas). L’uno con l’altro si sostengono, si combattono, si producono, si accoppiano, esistono uno in funzione dell’altro.
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Sattva è illuminante e leggero, Rajas mobile e stimolante, Tamas ostruttivo e greve (pesante e coprente). Il loro combinarsi è ordinato a un fine, come avviene per la lampada.
… per la lampada: olio, stoppino e fuoco sono assai diversi ma ordinati a un fine producono luce; ci sta dicendo che la dinamica dei Guna è funzionale e funziona
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L’incapacità discriminativa e le altre proprietà del manifesto sono provate dall’esistenza dei tre elementi costitutivi. L’immanifesto è provato per essere l’effetto coessenziale alla causa e per l’inesistenza di quanto risulti contrario.
… è provato per …: il legame che lega il manifesto all’immanifesto è lo stesso che lega la stoffa ai fili; inoltre una stoffa nera viene da fili neri etc.
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L’immanifesto come causa esiste a motivo della finitezza dei vari oggetti distinti, a causa della consequenzialità, dell’attività basata sulla capacità intrinseca, della separazione tra causa ed effetto, della non distinzione dell’omniforme.
… finitezza … : se il manifesto fosse la causa prima sarebbe senza misura
… della consequenzialità: l’effetto manifesto ha come causa l’immanifesto
… basata sulla capacità …: ognuno tende a fare ciò in cui riesce meglio
… della separazione …: l’immanifesto è causa, il manifesto effetto, i due sono separati; l’argilla con cui è fatto il vaso è differente dall’acqua che contiene
… il mondo si riassorbe nella Prakriti alla fine di ogni era cosmica, in senso contrario a quello di manifestazione
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L’immanifesto come causa esiste, esso si svolge per effetto dei 3 elementi costitutivi, sia per combinazione che per un evolversi che è dovuto alle differenze inerenti a ciascuno degli elementi costitutivi, al modo dell’acqua.
Al modo dell’acqua: l’acqua che cade dal cielo ha un unico sapore che cambia entrando essa in contatto con altri oggetti
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Dal fatto che un oggetto composto esiste in funzione di un altro, che deve esserci il contrario dei tre elementi costitutivi etc., che deve esistere un ente che presieda, che deve darsi un soggetto fruitore e che si constata l’attività tendente all’isolamento, da tutto questo deduciamo l’esistenza del Purusha.
L’esistenza del Purusha si inferisce dal fatto che un oggetto composto esiste in funzione di un altro e quindi la mente e gli altri oggetti, di per sé insenzienti, esistono in funzione del Purusha, che è il fruitore. Inoltre deve esistere il contrario dei tre Guna.
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La pluralità dei Purusha è dimostrata in questo modo: nascita, morte e organi sono fissati separatamente per ogni individuo, l’attività non è simultanea; esistono inoltre le diversità indotte dai guna.
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Dal contrasto si inferisce che Purusha è testimone, isolato, indifferente, percipiente e non agente.
… contrasto: differenza tra la natura di Purusha e quella di Prakriti
… testimone: non gli compete l’azione ma la testimonianza, l’esperienza;
… isolato, cioè differente dai Guna;
… indifferente o meglio imperturbabile: non soggetto a cambiamenti ne combinazioni;
… percipiente e non agente: è conseguenza di quanto detto sinora.
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Il dissolubile, di per sé insenziente, diviene come senziente in virtù dell’unione con Purusha; Purusha, pur essendo imperturbabile, si fa come attivo rispetto agli elementi costitutivi.
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La connessione di Purusha con Prakriti si realizza per mutuo beneficio, vale a dire affinchè Purusha, contemplando Prakriti, giunga all’isolamento. Il congiungersi di entrambe è paragonabile a quello di uno zoppo con un cieco; da tale unione deriva il processo creativo.
Purusha è coscienza, Prakriti potenza e esistenza.