Haṃsa Libera Scuola di Hatha Yoga

Amanda Morelli

BODHIDHARMA

2.1 Chi era Bodhidharma

Nel capitolo precedente abbiamo fornito la versione ‘tradizionale’ della vita del Patriarca Bodhidharma: un fiume dai numerosi affluenti cui abbiamo liberamente aggiunto qua e là un po’ di flora e fauna. Come abbiamo già accennato, questo fiume rappresenta il risultato di un lungo processo di elaborazione collettiva, attraverso il quale una serie di eventi sono stati combinati tra loro in modo da formare un racconto coerente, in termini di causalità ma anche di consequenzialità cronologica.
Il nostro primo approccio è stato quello di lasciare da parte i dati (gli affluenti) per interessarci del loro contenuto (l’acqua del fiume). Abbiamo quindi analizzato la vita di Bodhidharma alla ricerca del messaggio che essa vuole probabilmente trasmetterci.

Questo capitolo risponde invece a un altro tipo di domanda: chi era veramente Bodhidharma? La prospettiva di partenza è dunque radicalmente differente (l’attenzione si sposta dall’acqua del fiume ai suoi affluenti) così come diversi saranno gli strumenti di cui dovremo munirci.
Ma se la prospettiva è così diversa, perché iniziare il capitolo con un racconto dalla veridicità così chiaramente improbabile?

2.1.1 Le fonti storiche

Innanzi tutto consideriamo il contenuto storicamente accertato del racconto. È prevalentemente nella costruzione delle storie di vita e di viaggio raccontate dai nove Bodhidharma durante ‘il processo’ che sono state utilizzate fonti documentarie, le medesime di cui si è a lungo servita la scienza storica per costruire la propria immagine del monaco Bodhidharma.
I primi sette Bodhidharma esprimono il contenuto delle fonti citate nel racconto stesso dagli esperti di Scritture del monastero; gli ultimi due si riferiscono invece a sviluppi del Ch’an successivi al tempo del racconto.
Le fonti e così i loro Bodhidharma sono naturalmente molti di più di quelli nominati: l’importanza del primo Patriarca è andata crescendo con lo svilupparsi della scuola di cui è considerato il fondatore e, parallelamente, i racconti della sua vita si sono moltiplicati.

I documenti nei quali viene citato Bodhidharma, più o meno brevemente, con o senza dovizia di particolari, possono essere raggruppati entro la comune categoria di ‘agiografia’, termine con cui si definiscono le fonti che trattano della vita di un santo.
Come la biografia, l’agiografia si caratterizza per la ricerca di una continuità temporale, attraverso il riferimento a tempi e soprattutto luoghi precisi, a cui unisce però un peculiare intento didattico e commemorativo. La vita del santo è raccontata in modo che rappresenti un modello di virtù, un esempio di giusta condotta, un paradigma di salvezza, tanto più valido in quanto ‘accertato’. L’agiografia non ritrae quindi un individuo ma un ideale, a cui viene dato un volto concreto per renderlo più facilmente intelligibile. Questo ideale, anche quando è messo in scena da un singolo autore, condensa la visione di un gruppo, una scuola o una tradizione specifica e in questo senso l’agiografia è anche un utile mezzo di legittimazione e autorità, e quindi di potere. Quasi sempre sono i vincitori a scrivere la storia.

2.1.2 L’uso delle fonti

Vista la natura delle fonti, com’è possibile distinguere al loro interno il vero dal falso, il dato accertato dall’invenzione letteraria? Proprio in questo consiste, di solito, il lavoro dello storico: il suo compito è infatti quello di estrarre i fatti dalle fonti disponibili, ripulendoli dalla polvere del tempo e, quando necessario, dai travestimenti carnevaleschi dei diversi generi letterari. Lo storico però, a differenza dell’archeologo, non usa le mani per trovare i suoi preziosi quanto evanescenti oggetti, ma la voce: lo storico interroga i documenti finché, finalmente, stimolato dalla giusta domanda, non affiora un fatto.

Per quanto riguarda Bodhidharma, l’approccio dominante negli studi accademici è stato a lungo quello appena descritto: la realtà storica (l’uomo Bodhidharma) è stata ricercata scartando, selezionando, confrontando le fonti disponibili per estrapolare dal corpus scritturale un nucleo di fatti ‘reali’. Tuttavia, chi volesse intraprendere la ricerca della verità (quella con la ‘v’ minuscola, la verità, o meglio le verità, della storia) sulla vita di Bodhidharma, si troverebbe di fronte, dopo tanto tribolare, a un collage di dati solo parzialmente sovrapponibili, talvolta contraddittori, e spesso estrapolati da elaborazioni tardive di fonti indirette o a noi sconosciute.
Le fonti agiografiche nascondono, come abbiamo visto, una complessità di cui difficilmente è possibile rintracciare l’origine o la storia, semplicemente perché la motivazione per cui sono state scritte e tramandate non è la neutra annotazione di fatti. Il fine dell’agiografia è infatti quello di comunicare un complesso di dottrine e ideali religiosi, condensandoli in un’esperienza di vita esemplare. La successione cronologica che caratterizza la struttura del racconto (che nel nostro caso è presa in prestito dalla storiografia confuciana, con la sua attenzione alla veridicità dei dati spazio-temporali) non è dunque altro che un espediente letterario.

Di fronte a un tale scenario, l’applicazione del metodo storico è di scarsa utilità poiché, ripuliti i fatti dallo stratificarsi dei travestimenti letterari, non resterebbero che un mucchietto di date, qualche discorso e poco più. Di questo ‘scheletro di fatti’ è inoltre impossibile stabilire con assoluta sicurezza la storicità: l’assunto secondo cui le fonti più antiche sono anche le più autentiche è non solo discutibile ma, in questo caso, anche difficilmente applicabile.

Lo storico però non è un semplice collezionista, non si limita ad accumulare fatti: il suo fine è quello di infilarli sulla lunga collana della storia, organizzandoli secondo un ordine specifico. La creazione della sua collana di fatti implica dunque una scelta, e questa scelta non è neutrale: essa è determinata dal complesso socioculturale di cui lo storico è, a un tempo, attore e co-sceneggiatore. Creando la sua collana, anch’egli dà vita a una rappresentazione suscettibile di investigazione storica, in un processo di significazione potenzialmente infinito.

Come ha giustamente osservato Bernard Faure, uno dei più grandi esperti contemporanei di Buddhismo Ch’an, l’applicazione tout court del metodo storico alle fonti agiografiche non solo non porta alla luce niente di storicamente accertabile ma duplica, nel mettere una dietro l’altra perle di colori e provenienza diversa, l’illusoria precisione dell’agiografia.1
In altre parole, cercare il vero Bodhidharma con l’ausilio della scienza storica significa porsi la domanda sbagliata, poiché conduce alla perdita di ciò che di più importante possiamo trarre dalle fonti, ossia il loro messaggio – che rappresenta la loro anima e ragion d’essere – senza ottenere nient’altro che un nuovo racconto.
Si chiarisce così il motivo per cui abbiamo iniziato un capitolo dedicato all’impostazione storica con un racconto: anche se ci fossimo affidati solo alle fonti, senza colorarle di fantasia, gli strumenti della storia ci avrebbero fornito solo un’altra rappresentazione e non la verità, la quale è purtroppo un concetto tanto astratto quanto fallace.

Se non possono dirci granché sulla storicità del nostro protagonista, le fonti agiografiche possono però rivelarci molto sul Ch’an nel suo complesso. L’evoluzione dell’immagine del primo Patriarca corre infatti parallela alla storia della scuola di cui è considerato il fondatore e, in questo senso, i nove Bodhidharma del racconto ne rappresentano in modo paradigmatico l’evoluzione storica.

Nel prossimo capitolo tracceremo brevemente la storia del Buddhismo in Cina, prima e dopo l’arrivo di Bodhidharma, per poi spostarci in Corea e in Giappone, i principali Paesi dove si è diffuso il Ch’an. La storia della vita del primo Patriarca costituirà il filo rosso del nostro viaggio attraverso i secoli. Poco conosciuto in Occidente, Bodhidharma gode, ancora oggi, di una sorprendente popolarità in Estremo Oriente, dove è modello di riferimento, santo patrono delle arti marziali, divinità della fortuna e tanto altro.

Note
1. B. Faure Bodhidharma as Textual and Religious Paradigm, in ‘History of Religions’, n. 25/3, pp. 187-198.