Haṃsa Libera Scuola di Hatha Yoga

Shila Morelli

SIVANANDA

Il Guru

Chi doni al discepolo la realizzazione della sua vera identità,
oltre le qualità intrinseche alla natura,
Quegli è riconosciuto quale Maestro! 
106
(Guru Gita o Canto sul Maestro)

La figura del Guru è strettamente connessa alla tradizione indiana. L’entrata nel mondo segna il contatto con il primo maestro, colei che ci dona la vita, la cui capacità di creazione rappresenta l’incarnazione del potere divino sulla Terra. La madre influenza le attitudini del figlio sin dal concepimento, trasmette le proprie virtù attraverso il nutrimento del latte e poi successivamente durante tutta l’infanzia, periodo in cui il bambino è particolarmente impressionabile, insegna l’uso della parola. La mamma, grazie allo stretto contatto con il figlio, ha il potere di renderlo un santo o un assassino. Durante la crescita poi è l’ambiente circostante ad essere il maestro, ma anche questo rapporto con l’esterno si modifica e con la decisione di intraprendere un cammino di luce il mondo tutto è il Guru, Dio dimora in ogni cosa.
“Il Guru è necessario per mostrarti la via verso la pace”107, afferma Swami Sivananda, confermando un fondamento nella spiritualità indiana: la figura del maestro come aiuto primario nella realizzazione della Verità. All’inizio del cammino spirituale lo studente è aiutato dalla presenza di aspiranti di stadio avanzato e dalla lettura di testi spirituali, ma, quando la sadhana si avvia ad un livello successivo, l’azione di un Guru diventa fondamentale; questi è qualcuno che ha direttamente intrapreso e completato il cammino verso Dio e quindi diventa fruitore di conoscenza spirituale, creando quella catena di trasferimento di conoscenza conosciuta come Guru-parampara.
Il Guru è un insegnante personale che stabilisce una relazione spirituale con lo studente; tale rapporto di connessione emotiva, di intimità, è in realtà ciò che li trasforma rispettivamente in maestro e discepolo; in tal senso non si tratta più di un’impartizione della conoscenza sul piano intellettuale e razionale, ma di una guida divina che muove i nostri passi verso Dio. In tal senso, come afferma Sivananda: “Il Guru è Dio stesso che si manifesta in forma umana per guidare l’aspirante”108. Il discepolo vi si deve rivolgere con fiducia totale, devozione e obbedienza poiché egli rappresenta l’incarnazione della Grazia Divina, solo così sarà possibile l’insegnamento che avviene su un piano non verbale. L’arrivo di un maestro è direttamente collegato al livello di evoluzione spirituale dello studente. Questi deve prepararsi, deve creare quel terreno fertile, capace di accogliere e far crescere il seme che il maestro impianterà. A tal fine sono utili la pratica delle asana, i mantra, la continenza, la non violenza… . La ricchezza spirituale è per Sivananada il risultato di un’evoluzione ardua e rappresenta uno stato che è talvolta facile perdere. La relazione con il maestro ha un ruolo principe in questo processo: conferisce quella Grazia che rimuove ogni dubbio dal cuore e dalla mente del discepolo. Egli solo con la sua luce divina rimuove l’oscurità dell’ignoranza, il vero ostacolo nella sadhana. A questo punto soltanto può avvenire la totale comunicazione con il mondo attraverso la quale la vita stessa diventa il maestro, ogni esperienza rivela una lezione, ogni cosa è Dio e trasmette la luce della realizzazione.
La concezione di Guru che Sivananda propone è quella che racchiude il significato più elevato del termine: totale libertà dei discepoli, nessuna costrizione, nessuna imposizione, tanta cura e insegnamento attraverso l’esempio. Anche in questo caso egli abbandona la rigidità della tradizione imposta dalla classe spirituale per riproporre in forma pura uno dei fondamenti dell’Induismo. Egli fu Guru di molti, ma mai cercò alcun discepolo. Diede iniziazioni senza restrizioni donando ad ognuno la sua grazia che si manifestava in primis in uno sguardo privo di male, capace di vedere in ogni persona il lato elevato e bello. Questo anche il suo primo insegnamento al nuovo discepolo, l’assenza di spirito settario, l’amore che accoglie senza giudizio e dimostrazioni, senza la richiesta di devozione e obbedienza. Il suo servizio era questa apertura incondizionata a chiunque e la successiva creazione di quel terreno e ambiente che da solo potesse conferire conoscenza e facilità nel cammino spirituale.
Sivananda donava amore, gioia, entusiasmo, fede e un esempio costante di realizzazione e umiltà che spingeva il discepolo verso un’identificazione priva di quell’abbandono senza consapevolezza che molti altri Guru chiedono. Egli a tal proposito scrisse numerose pagine consigliando un semplice metodo per il riconoscimento di un vero maestro: l’osservazione di sè stessi in sua presenza. Se ci si sente elevati, ispirati dalle sue parole, chiarificati nel dubbio ed egli è privo di egoismo, avidità, lussuria e rabbia allora può essere il Guru. Bellissima è poi la sua composizione Attraverso la Grazia del Guru 109, in cui lo Swami parla con devozione della preziosa azione di un maestro:

Conosco la mia natura essenziale
Ho raggiunto il massimo della perfezione
Sono Puro Atman Immortale

Tutti i miei desideri sono appagati
Sono Apta Kama
Ho ottenuto ogni cosa
Ho fatto tutto il mio lavoro

Non ho niente di più da imparare
I Veda non hanno niente da insegnarmi
La Smriti non ha niente da impartirmi
Il mondo non ha niente per attrarmi

Maya si nasconde con modestia
Dal momento che conosco tutti i suoi trucchi e strade
Arrossisce nel rivelarsi di fronte a me

Questo è tutto dovuto alla Grazia del Signore
E alla Grazia del Guru
Egli mi ha reso come Lui
Prostrazioni al Guru
Obbedienza al Guru

Note
106. Rigopoulos, Antonio, Guru. Il fondamento della civiltà dell’India, Carocci editore, Roma, 2009, p. 261.
107. Swami Venkatesananda, All about Sivananda, Divine Life Society Publication,WWW Edition, 1998, p. 28. (traduzione dell’autrice).
108. Swami Sivananda, Bliss Divine, Divine Life Trust Society Publication, Rishikesh, 1997, p. 155, (traduzione dell’autrice).
109. Swami Sivananda, Autobiography of Swami Sivananda, Divine Life Trust Society Publication, WWW, 2000, pp. 82-83, (traduzione dell’autrice).